Libertà di coscienza o libero arbitrio? – La Nuova Bussola Quotidiana

di Angela Pellicciari

“Perché movimenti di liberazione, che hanno già suscitato immense speranze, sfociano poi in regimi per i quali la libertà dei cittadini, a cominciare dalla prima di tali libertà che è la libertà religiosa, costituisce il nemico numero uno?”: così scriveva nel 1986 il prefetto della congregazione per la dottrina della fede, cardinal Ratzinger. Già: perché? Possibile che sulla strada che porta dai bei proclami di libertà alla soppressione di ogni tipo di libertà ci si imbatta nella libertà di coscienza?

La filosofia cattolica ha sempre affermato che l’uomo ha una volontà libera: libero arbitrio. All’uomo spetta la scelta, libera, inauditamente libera, di obbedire a Dio o di ribellarsi a Lui. All’uomo non compete la capacità di sostituirsi a Dio nella definizione di bene e male. Nessuna libertà di coscienza può offrire una patente di buona condotta ad azioni malvagie, anche se compiute in coscienza. Affermare che la coscienza dell’uomo è libera nel senso che sta a lei definire il bene e il male ha come presupposto la negazione della verità. Mancando la verità, una verità oggettiva valida ovunque e per sempre, la libertà non è più adesione alla verità, ma possibilità di fare quanto ritenuto giusto secondo criteri che variano nel tempo e nello spazio. Non è più la verità che rende liberi ma la mancanza di verità che rende liberi in coscienza.

Due esempi di come, in nome della libertà di coscienza, si possa eliminare ogni spazio di libertà a partire da quella religiosa. Nel 1905 la Terza Repubblica francese dominata dall’influenza massonica impone una legge sulla “separazione delle Chiese dallo Stato” il cui articolo primo dichiara: “La Repubblica assicura la libertà di coscienza”. Gli articoli che seguono mostrano come si possa, in nome della libertà, derubare la chiesa di tutte le sue proprietà: “Gli edifici che sono stati messi a disposizione della nazione e che, in virtù della legge del 18 germinale anno X, servono all’esercizio pubblico dei culti o all’alloggio dei loro ministri (cattedrali, chiese, cappelle, templi, sinagoghe, arcivescovadi, vescovadi, presbiteri, seminari), così come le loro dipendenze immobiliari e i mobili che li arredavano al momento nel quale tali edifici sono stati assegnati ai culti, sono e rimangono proprietà dello Stato, dei dipartimenti, dei comuni”, così l’articolo 12.

Il 23 gennaio 1918 la Russia, appena liberata dall’oscurantismo zarista, approva il Decreto del Consiglio dei Commissari del Popolo sulla libertà di coscienza e sulle associazioni ecclesiastiche e religiose: la chiesa ortodossa è privata della personalità giuridica, derubata delle sue proprietà, privata del diritto di acquisirne di nuove. Nel 1918 è sancita la morte per libertà di coscienza della religione ortodossa. Il resto seguirà.

L’associazione che con più convinzione sponsorizza la libertà di coscienza è la libera muratoria. Un’istituzione che la chiesa ha condannato in centinaia di documenti fin dal suo apparire all’inizio del Diciottesimo secolo: “Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo [massonico] scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo”, a scrivere così è Gregorio XVI nella Mirari vos del 1832.

All’interno della vita delle logge, durante la cerimonia di iniziazione al trentaduesimo grado del rito scozzese antico e accettato, così si parla di libertà di coscienza: “Al 30° grado abbiamo appreso che la Libertà, e, in primo luogo, la Libertà di coscienza con tutti i suoi corollari, era il principale obiettivo del nostro Ordine”.

Quando si fa paladina della libertà di coscienza la massoneria si riferisce in senso proprio alla coscienza veramente libera che ritiene di incarnare. Il principale obiettivo dell’ordine è scardinare tutti i principi non negoziabili, diremmo oggi, ed imporre a tutti il proprio credo, ritenuto per definizione l’unico libero.

Quella massonica e quella cattolica sono senza dubbio due visioni del mondo contrastanti e inconciliabili, ma il contrasto non è fra una posizione dogmatica che esclude tutte le altre ed una tollerante che le accetta tutte. Il contrasto, radicale, è fra due visioni del mondo incompatibili che si escludono a vicenda.

Ai nostri giorni in nome della libertà di coscienza stiamo assistendo al tentativo di imporre a tutto il mondo l’approvazione di un codice etico che premia il male e condanna il bene: “Quando l’uomo vuole liberarsi dalla legge morale e divenire indipendente da Dio, lungi dal conquistare la propria libertà, la distrugge. Sottraendosi al metro della verità, egli diventa preda dell’arbitrio; tra gli uomini sono aboliti i rapporti fraterni per far posto al terrore, all’odio e alla paura”, così  Ratzinger.

viaLibertà di coscienza o libero arbitrio?.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Principi non negoziabili, Varie e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.