Libertà di religione: l’Italia preme all’Onu | Mondo | www.avvenire.it

Un docente cattolico che educa maestri in un campo profughi somalo in Kenya. Giovani cristiani e musulmani che cucinano insieme a una mensa dei poveri di New York. Studenti dei licei iracheni che visitano le chiese dei coetanei cristiani in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti.

«Dialogo fra le fedi» e «rispetto della libertà religiosa» non sono slogan per chi, come loro, ha imparato a riconoscere l’umanità di un vicino di fede diversa passando attraverso la comprensione della sua religione e la realtà dei suoi bisogni. Spesso, però, il processo è più facile se a guidarlo è non un solo individuo ma un gruppo di cittadini che, muovendosi con le istituzioni, prova a risolvere insieme alcuni problemi della convivenza sociale. Le organizzazioni non governative le chiamano «best practices», o “esempi migliori” del loro lavoro nella società, e ieri li hanno elencati durante il convegno: “La società civile e l’educazione ai diritti umani come strumento di diffusione della tolleranza religiosa”, organizzato al Palazzo di Vetro dalla missione italiana all’Onu insieme ai colleghi della Giordania guidati dal ministro degli Esteri, Nasser Judeh.

Il successo di queste iniziative di solito non tarda a coinvolgere i governi, a includere i leader religiosi, e a sollecitare una legislazione più illuminata, stimolando la comprensione di fenomeni complessi. Come ha fatto notare ieri il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi: «Non c’è altra strada che avvicinarsi alla primavera araba in modo costruttivo, comprendendola e creando legami personali con i nuovi leader». L’Italia ha concretizzato questo impegno con una campagna per l’adozione di una nuova risoluzione Onu sulla libertà di religione. «Miriamo a una risoluzione che sia votata da tutti i Paesi membri – ha spiegato il capo della Farnesina – che condanni, senza attenuazioni, ogni forma d’intolleranza religiosa, rafforzando il linguaggio degli ultimi testi approvati, con il contributo fondamentale dell’Italia, dall’Assemblea generale e dal Consiglio dei diritti umani».

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