LIBERTÀ RELIGIOSA: DALLA TORRE, “7 PERSONE SU 10 SOFFRONO DISCRIMINAZIONI” |SIR – Servizio Informazione Religiosa – Quotidiano

“Oggi, nel mondo, sette persone su dieci soffrono in maniera più o meno grave di violazioni del diritto di libertà religiosa e i cristiani sono tra i più discriminati. Sono necessari nuovi strumenti giuridici e nuove prassi anche per ovviare ai problemi emergenti, come quello del diritto di asilo per motivi religiosi”. Sono alcune delle conclusioni tratte oggi dal rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, al termine del convegno internazionale su “La libertà religiosa secondo il diritto internazionale e il conflitto globale dei valori”. Dal convegno è venuto anche l’invito a nuove forme di collaborazione, anche in campo giudiziario, tra governi nazionali, organismi regionali e Nazioni Unite per promuovere e per conciliare istanze legate alla libertà religiosa. “A livello mondiale – ha ricordato Dalla Torre – i governi nazionali e istituzioni internazionali si sono impegnati in una politica di promozione e protezione della libertà religiosa, ritenuta prioritaria dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu e avvertita come bene saliente da istituzioni come l’Unione europea”. Tuttavia, ha aggiunto, “tale impegno è risultato sin qui insufficiente e parziale. È necessaria una maggiore sensibilità per il fenomeno in generale e una maggiore attenzione alle manifestazioni nuove dell’intolleranza, come nei temi sensibilissimi e dolorosi della blasfemia e del diritto di convertirsi”.

Un’intolleranza che, secondo il rettore della Lumsa, “oggi assume anche nuovi volti, come quello di alcuni poteri privati o – nel mondo occidentale – di una certa interpretazione della laicità dello Stato”. La prospettiva politica-diplomatica della libertà religiosa internazionale è stata al centro, tra l’altro, dell’intervento del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà religiosa, Heiner Bielefeldt, che intervistato a margine della conferenza, ha confermato che crescono le violazioni della libertà religiosa in ogni parte del mondo. “L’Onu – ha detto – può incoraggiare da un lato la nascita di istituzioni nazionali di controllo e tutela e dall’altro la diffusione di standard comuni. Oltre, naturalmente, a monitorare costantemente tutti questi meccanismi”. Intanto, i dati diffusi il 1° maggio nel Rapporto annuale 2014 della Commissione sulla libertà religiosa internazionale degli Stati Uniti (Uscifr) documentano violazioni in 232 Paesi. I Paesi che destano particolare preoccupazione (Cpc- Countries of Particular Concern) sono Birmania, Cina, Eritrea, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan e Uzbekistan. Il Rapporto, inoltre, sollecita il governo a includere tra i Cpc anche Egitto, Iraq, Nigeria, Pakistan, Siria, Tagikistan, Turkmenistan e Vietnam.

Fonte: SIR – Servizio Informazione Religiosa – Quotidiano.

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