Libertà religiosa, il diritto di liberare la verità

É un’espressione che si usa spesso, ma altrettanto spesso viene confusa con qual cos’altro: libertà religiosa. Che cosa è davvero la libertà religiosa, che cosa s’intende quando si fanno rapporti e indagini, quando si presentano osservatori e studi? A fine luglio ogni anno uno dei rapporti più gettonati è quello curato dal Dipartimento di Stato degli Usa. Lo scorso 30 luglio la presentazione ufficiale a Washington, qualche giorno dopo l’ambasciatore straordinario per la Libertà religiosa internazionale Suzan Johnson Cook, in collegamento via satellite nella sede dell’Ambasciata statunitense presso la Santa Sede ha parlato del rapporto con i vaticanisti. Una ottima occasione per mettere a confronto le diverse “percezioni” dello stesso termine: libertà religiosa. Il rapporto statunitense infatti, dettagliato e approfondito, si concentra sugli aspetti più immediatamente evidenti. In particolare l’accento è sulle minoranze religiose e sulla tolleranza tra diverse religioni.

Ovvio poi, ma comunque utile, l’accento sui paesi dove la violenza tra gruppi religiosi o contro gruppi religiosi. Così in particolare il rapporto, che si riferisce al 2011, esamina la situazione del Medio Oriente anche a seguito della “primavera araba”, o il dramma della Nigeria, o l’impossibilità di cambiare religione in paesi come l’ Arabia Saudita. Del resto basta ascoltare le parole del vescovo cappuccino Paul Hinder vicario apostolico d’Arabia, una “diocesi” di cinque Paesi: Emirati Arabi, dove ci sono sette parrocchie, Oman ,4 parrocchie, Yemen, 4, Qatar e Bahrein con una sola parrocchia per paese. Una vita difficile per i non islamici anche solo perché le chiese non hanno segni esterni né simboli visibili, come croci o campanili. I fedeli si riuniscono per pregare in case private, spesso situate in periferia. Ma questo è solo un aspetto della vita di alcuni paesi che sappiamo non ammettere neanche una certa “libertà di culto”. Altrettanto si può dire della situazione in Cina, dove la Chiesa cattolica combatte ogni giorno con la difficoltà anche solo di ordinare un vescovo fedele al Papa e non al Governo.

Ma veniamo ai fatti di casa nostra. Il rapporto Usa a proposito dell’ Italia riporta alcune vicende di cronaca su fatti di antisemitismo e la vicenda della moschea di Torino o di Genova. Racconta anche delle sentenze sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche e via dicendo. Ma quello che non sfugge al report è se e come i credenti possono operare nella società nel rispetto dei principi della loro fede. Questo è uno dei grandi dibattiti del mondo occidentale dove le costituzioni rispettano e riportano i diritti fondamentali dell’uomo. Tra i diversi rapporti ed osservatori uno che da anni segue il problema della libertà religiosa con occhi diversi è quello curato da ACS, Aiuto alla Chiesa che Soffre. La fondazione di diritto pontificio che dal 1947 sostiene “concretamente la Chiesa nei Paesi in cui le difficoltà economiche o la violazione della libertà religiosa rendono difficile se non impossibile la sua missione evangelizzatrice.”

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