L’INGANNO DEL “RICONOSCIMENTO” DELLO STATO PALESTINESE

Il “governo” Loden ha dato il suo contributo per peggiorare la situazione in Medio Oriente.

di Paolo Deotto

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chi comanda realmente in Palestina?

Il 29 novembre 2012 sarà ricordato come una data storica. Ma per quale motivo? Perché sarà la data in cui si sono finalmente poste le basi per una pace duratura in Medio Oriente, o viceversa si saranno distrutte, per altri lunghi anni, le speranze di pace?

Se usciamo dalla retorica buonista e alquanto manichea che caratterizza ogni discorso “politicamente corretto” sulla perenne crisi mediorientale, è facile capire che la risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU, che ammette la Palestina come “Stato osservatore”, oltre che discutibilissima sotto il profilo del diritto internazionale, rischia di mettere in moto un meccanismo infernale che non porterà che ulteriori lutti per quei popoli che tutti, a parole, dicono di difendere.

Anzitutto cerchiamo di riflettere su “cos’è” oggi la Palestina. La Palestina è un territorio che è ben difficile definire “Stato” perché manca di  uno dei requisiti essenziali: l’esistenza di una Autorità di governo realmente rappresentativa e che effettivamente eserciti il controllo sul territorio. Il rappresentante “ufficiale” della Palestina, Abu Mazen (vero nome Mahmoud Abbas) è presidente autoprorogato dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese). Già presidente dell’OLP dopo la morte di Arafat, Abbas non è in grado di esercitare un’azione di governo su tutto quello che dovrebbe essere il territorio della Palestina, essendo la striscia di Gaza, di fatto, sotto il pieno controllo di Hamas, organizzazione politica e militare che si è posta come dichiarata antagonista del “governo” palestinese. La Palestina non dispone di una moneta propria e non dispone di un sistema giudiziario definito (corti civili si sommano a quelle islamiche e a quelle tribali). Già questi motivi sono sufficienti per considerare difficilmente ammissibile la definizione della Palestina come “Stato”. Prudenza vorrebbe quindi che una “entità” venga riconosciuta nei consessi internazionali solo se realmente rappresenta un’entità statuale, e non un conglomerato di molte forze in contrasto tra loro.

Cliccare sul link per continuare a leggere: LA SETTIMANA POLITICA – a cura di Mauro Faverzani e Paolo Deotto. Lunedì 3 dicembre 2012.

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