L’inganno di Flores D’arcais: «Martini è morto per eutanasia, ora la legge» | UCCR

La morte dell’ex arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini era un’occasione troppo ghiotta perché laicisti, anticlericali e pro-death non ne approfittassero per portare acqua alla loro ideologia, così come le associazioni di omosessuali hanno fatto per la morte di Lucio Dalla. Facendo finta di essere dispiaciuti della morte del biblista, ne hanno strumentalizzato la vicenda per la promozione della legge sull’eutanasia e il suicidio assistito. Il tutto è avvenuto attraverso tre tipologie di tentativi:

 

PRIMO TENTATIVO: “Martini era attaccato alle macchine”:
Il primo tentativo è stato quello di far credere che il cardinale fosse attaccato a delle macchine che lo tenevano in vita, così da poterlo paragonare a Piergiorgio Welby. Ha scelto di imboccare questa strada Mario Riccio, medico anestesista e rianimatore all’Ospedale di Cremona, che nel dicembre 2006 ha ucciso Welby: «Martini è il Welby della Chiesa», ha affermato. Lo ha seguito subito Eugenio Scalfari, fondatore di “Repubblica” secondo il quale Martini «ha deciso di essere staccato dalle macchine che ancora lo tenevano in vita». Tentativo infelice, è stato fin troppo facile far notare che Martini non era attaccato a una macchina per continuare a vivere, come hanno spiegato i medici.

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