L’inutilità del testamento biologico e dei registri comunali | Corrispondenza romana

(su UCCR) L’istituzione del registro dei testamenti biologici nei Comuni? Un vero fallimento come dimostrano i casi in cui è stato approvato, ma sopratutto un’operazione completamente inutile.

Soffermandoci su quest’ultimo aspetto, su Il Punto viene ottimamente spiegato che non esiste alcun fondamento né costituzionale, né normativo che giustifichi l’adozione di un provvedimento di questo tipo da parte dei Consigli comunali. E’ noto, infatti, che la Pubblica Amministrazione può esercitare i propri poteri solo fondandosi sul principio di legalità. E’ vero che la registrazione da parte del Comune del luogo e del soggetto presso il quale è conservata la DAT (Dichiarazione Anticipata di Trattamento) si può ricondurre allo svolgimento delle funzioni istituzionali proprie del Comune nei settori dei servizi alla persona ed alla comunità, ma anche in questa evenienza, il registro assume solo un effetto di pubblicità ai fini e agli scopi che l’ente locale territoriale ritiene meritevole di tutela, i quali non possono mai pervenire fino al punto di considerare la dichiarazione anticipata di trattamento quale diritto all’autodeterminazione terapeutica vincolante nei confronti del medico.

Il testamento biologico, battaglia politica dei Radicali, dunque «non determina e non può determinare sul piano normativo quegli effetti che invece si vorrebbe, almeno in termini politici, assumesse». Ma anche se non fosse così, «la Costituzione difficilmente potrà tollerare, qualora sarà adottata dal Parlamento una legge organica in materia, una regolamentazione differenziata e trattamenti diversi a seconda della localizzazione della residenza». I registri comunali dei biotestamenti dunque  «non potranno mai assumere valore costitutivo». Lo ha spiegato anche Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale presso l’Università di Milano, definendo tali registri “una farsa”.

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