Quando si immerge un crocifisso nel piscio dell’artista è espressione artistica. Quando dei bambini tirano delle bombe (o escrementi?) contro il volto di Gesù Cristo è espressione artistica. Quando si appende una rana in croce è espressione artistica. Quando si mostra una donna fare autoerotismo con un crocifisso è espressione artistica. Quando una Pussy Riot spezza con una moto sega una croce di legno in memoria dell’Olocausto e insulta il Patriarca di Mosca è legittima protesta politica. Quando invece un film offende Maometto e l’Islam allora si tratta di «contenuti che offendono la fede».
L’ipocrisia dei media occidentali è sotto gli occhi di tutti in questi giorni in cui la società è unita nel condannare, giustamente, un film offensivo verso l’Islam comparso su Youtube, «Innocence of Muslims», che Google ha già prontamente censurato in alcuni Paesi. Il film, della durata di 14 minuti, è stato prodotto e diretto da tale “Sam Bacile” di origine egiziana e di religione copta (regista di filmini pornografici) e finanziato da più di cento investitori ebrei, con lo scopo di richiamare l’attenzione sulle “ipocrisie” dell’Islam anche in seguito all’11 settembre del 2001 (cioè quello che hanno fatto i leader ateisti Christopher Hitchens e Sam Harris negli ultimi 10 anni). La diffusione del lungometraggio ha innescato come prevedibile diverse proteste in alcuni paesi a maggioranza musulmana, culminati con l’attentato al consolato statunitense a Bengasi nel quale hanno perso la vita 4 funzionari americani, tra cui l’ambasciatore Christopher Stevens.
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