Lo scontro tra al Qaeda e la Coalizione Nazionale Siriana « SibiaLiria

L’ Islam politico ha sempre avuto un ruolo centrale nella opposizione ad Assad degli ultimi due anni e mezzo, ruolo che molti hanno sempre negato per gridare ora, a più di un anno dall’ esplosione di una vera e propria guerra, al tradimento della rivoluzione democratica, laica e pacifica. Il Consiglio Nazionale Siriano è stato l’ unica opposizione riconosciuta dai paesi occidentali fino al novembre 2012 ed era egemonizzato dai Fratelli Musulmani. La Coalizione Nazionale Siriana, attuale riferimento dell’ Occidente, è nata a fine 2012 per limitare l’ influenza della Fratellanza inglobando il Consiglio Nazionale Siriano. In questi giorni però la rivalità tra le due anime dell’ opposizione, quella islamista più radicale, dove è presente in forze al Qaeda, e quella più moderata, sta degenerando in scontri armati e gli sviluppi futuri sono imprevedibili.

La svolta viene indicata da alcuni osservatori nello scontro armato per il controllo della città di Aazaz, a soli cinque chilometri dalla Turchia. Tra il 18 e 19 settembre i qaedisti hanno preso la città che in precedenza era controllata dall’ Esl. Nella provincia di Iblid attorno al 20 settembre è stato ucciso un capo di al Qaeda, Abu Abdallah al Libi. I gruppi jihadisti hanno indicato nelle milizie aderenti all’ Esl i responsabili di questa morte, responsabilità che l’ Esercito libero siriano ha smentito. Ma nei giorni successivi è stato confermato uno scontro armato nella zona di Iblid tra Esl e Jihadisti che ha lasciato sul campo prive di vita 26 persone.

Nel frattempo HIS Janes, istituto britannico di difesa, ha pubblicato un’ indagine sulla composizione dei gruppi armati anti-Assad e l’ ampiezza della componente integralista (e terrorista) è stata quantificata. Lo studio è stato sintetizzato su Avvenire da questa scheda di Camille Eid:
Esercito Libero: 31.000 combattenti. Guidato dal generale Salim Idris. E’ ufficialmente rappresentato con 15 membri nel direttivo della Coalizione Siriana sostenuta dall’Occidente.

Fronte islamico di liberazione: 39.000 combattenti. Raccoglie venti sigle diverse che si richiamano ad una forma più moderata dell’ islam vicina ai Fratelli Musulmani. Leader del Fronte è lo sceicco Anas Airut, membro della Coalizione Siriana. Alcuni dei gruppi operano contemporaneamente sotto la bandiera dell’Esercito libero siriano.

Fronte islamico siriano: 18.000 combattenti, 11 sigle salafite, opera spesso in coordinamento con i quedisti. Guidato da Hassan Aboud, alias Abu Abdallah al Hamawi.

Jihadisti filo-al Qaida: 12.000 combattenti. Jabhat al Nusra e Stato islamico dell’ Iraq e Siria (Isis) si contendono la rappresentanza di al Qaida sul territorio siriano. Al Nusra è guidato da Abu Mohammad al Golano, mentre la nascita dell’ Isis è stata annunciata da Abu Bakr al Baghdadi, capo di al Qaida in Iraq. Raccolgono principalmente jihadisti stranieri.
Il 25 settembre tredici gruppi armati hanno firmato un documento comune dove dichiarano di non riconoscere l’ autorità della Coalizione Nazionale Siriana e di avere come obiettivo la nascita di uno stato islamico. Un particolare di questo documento che ha sorpreso gli osservatori è stato l’ adesione anche di gruppi che finora facevano capo all’ Esercito Libero Siriano. La più conosciuta di queste milizie finora ritenuta vicina all’Esl è la Brigata al Twhid che nella scheda pubblicata da Avvenire veniva collocata nel Fronte islamico di Liberazione, il cui leader è membro della Coalizione nazionale siriana.

 

Se la presenza dell’ Islam politico era evidente, anche se negata, fin dai primi momenti della rivolta siriana, quello che per ora invece è ancora poco conosciuto, e negato dagli ambienti occidentali, è l’ aiuto che alcuni paesi alleati dell’ Occidente hanno dato ai gruppi armati integralisti, anche a quelli affiliati ad al Qaeda. Oltre alle solite petromonarchie del Golfo, si sono distinte soprattutto Turchia e Tunisia. Inoltre finora è stata molto stretta la collaborazione tra Esl e i gruppi affiliati ad al Qaeda, al Nustra e Stato islamico dell’ Iraq e del Levante. Ma questi due temi sono troppo vasti e ne parleremo in una prossima occasione.

 

Altre reazioni alla strage di Ghouta e al rapporto degli ispettori ONU, episodi che considero una brutta pagina da tenere aperta e approfondire ancora.
Le parole di Obama dalla tribuna dell’Assemblea delle Nazioni Unite

L’Unità riporta tra virgolette queste parole dell’intervento di Obama il 24 settembre:

“Dire che non sia stato il regime di Bashar al Assad a compiere l’ attacco con armi chimiche dello scorso 21 agosto in Siria è un insulto alla ragione umana ed è dovere delle Nazioni Unite punire i responsabili..Ci sono prove esistenti del fatto che il governo di Assad ha usato queste armi in quell’ occasione..”Quei razzi sono stati sparati da un quartiere controllato dal regime e hanno colpito un’ area controllata dai ribelli..””L’America è pronta a usare qualsiasi mezzo, inclusa la forza militare, per garantire l’ interesse della comunità internazionale”.
Ma anche negli USA non tutti gli esperti di politica internazionale sono convinti

Ha scritto su Il Manifesto il Prof. Ugo Mattei che ha partecipato nelle università degli Stati Uniti ad incontri sugli aspetti legali della vicenda siriana:” Un ex alto consigliere agli affari esteri dell’ Amministrazione Kennedy, William Polk, ha pubblicato sull’ Atlantic Magazine un articolo di 16 pagine in cui dimostra l’assoluta inconsistenza delle prove contro Assad (è stato detto in assemblea che non basterebbero per contestare un divieto di sosta !…)”.

 

Il rapporto di Isteams presentato da Madre Mariam Agnes, anche il NYT non ha potuto ignorare la religiosa.

Ha ricevuto molta attenzione negli ambienti diplomatici e sui media, soprattutto in quelli piccoli e indipendenti, un rapporto presentato da Madre Mariam Agnes, per conto dell’ Isteams, International Support Team for Mussalaha in Syria, che denuncia una grande manipolazione su quanto successo a Ghouta il 21 agosto. Lo studio è stato citato dalla diplomazia russa per contestare la ricostruzione della vicenda fatta propria dall’Occidente ed ha circolato anche su siti e giornali minori statunitensi. La grande diffusione di questo rapporto ha indotto anche il New York Times a dedicare alla religiosa un ampio articolo, forse nel tentativo di mettere in guardia l’ opinione pubblica dalle ricostruzioni e opinioni della associazione presieduta dalla religiosa.

Potete trovare qui il rapporto integrale in lingua inglese

http://www.scribd.com/doc/169025372/Study-the-Videos-That-Speaks-About-Chemicals-Beta-Version

Mentre articoli in italiano sul rapporto si possono leggere sui siti Sibialiria.org e OraproSiria.blogspot.it

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1987

http://oraprosiria.blogspot.it/2013/09/madre-marie-agnes-denuncia-ghouta-la.html

 

Ispettori ONU di nuovo a Damasco

Il 25 settembre gli ispettori ONU sono tornati a Damasco per indagare su altri altri episodi in cui si sospetta sia stato fatto uso di armi chimiche. Secondo fonti ONU la permanenza in Siria sarà di soli quattro giorni mentre gli episodi sospetti sono quattordici. Il numero degli ispettori non è stato precisato ma sono arrivati via terra dal Libano con tre autoveicoli. Possiamo già dire che, se sarà confermata la breve permanenza in Siria, le indagini saranno inadeguate.

 

Intervista di Emma Bonino

In un intervista al Corriere della Sera del 24 settembre la ministro degli esteri Bonino ha rivelato alcune intenzioni del governo italiano che ritengo discutibili e importanti:

“L’Italia rimane nel gruppo dei paesi “Amici della Siria”

L’ Italia continuerà a far parte del gruppo dei paesi “Amici della Siria”, una decina in tutto, nonostante che il governo italiano esprima posizioni nettamente diverse da quelle portate avanti da quasi tutti i paesi che fanno parte di questo gruppo. La riconfermata presenza dell’Italia nel gruppo, sarà un freno alle intenzioni interventiste di Francia, Stati Uniti, Turchia, Qatar, Arabia Saudita, Gran Bretagna, Emirati arabi uniti o continuerà a dare un appoggio politico alle loro posizioni nonostante non si preveda una partecipazione italiana ad un eventuale intervento in Siria ? Io sono convinto della seconda ipotesi.

 

“L’Italia vuole partecipare ( a sue spese n.d.r.) allo smaltimento delle armi chimiche siriane”

La Bonino ha dichiarato inoltre che l’ Italia vorrebbe partecipare all’ operazione di smaltimento delle armi chimiche siriane. Secondo il ministro avremmo le competenze per svolgere bene questa compito. Emma Bonino ha però ha aggiunto che dovrà chiedere al ministro del tesoro Saccomanni e al premier Letta quanto il nostro paese potrà stanziare per questa ulteriore missione.

Intanto il governo dovrà trovare immediatamente almeno 300 milioni di euro per le missioni militari all’estero degli ultimi tre mesi del 2013, avendo previsto nel bilancio di quest’anno una cifra che si è rivelata insufficiente (cosa evidente dal fine dicembre 2012).

Marco Palombo

Fonte: Lo scontro tra al Qaeda e la Coalizione Nazionale Siriana « SibiaLiria.

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