Lo stato non esiste. La Chiesa esistea Roma

In quanto Corpo di Cristo, essa trascende sempre gli individui che la compongono

Roma, (Zenit.org) Maurizio Moscone | 127 hits

Secondo Popper la società non esiste, anche se “la gente […] crede alla sua esistenza e di conseguenza dà la colpa di tutto alla società o all’ordine sociale”[1].

Il filosofo afferma l’esistenza  soltanto degli individui e nega la realtà di tutto ciò che è collettivo come lo stato, la nazione, il partito, la chiesa etc. Inoltre sottolinea che “uno dei peggiori sbagli è credere che una cosa astratta sia concreta. Si tratta della peggiore ideologia”[2].

Secondo Popper esistono i singoli poliziotti e i singoli uomini politici, ma non esistono né la polizia né i partiti, e lo stesso discorso vale per tutte le istituzioni sociali. Esse sono tutte “cose astratte”.

Il più autorevole discepolo di Popper, Dario Antiseri, sostiene che il suo maestro si ispira alla scuola austriaca di economia, la quale ha messo in crisi l’atteggiamento collettivistico che è specifico delle scienze sociali. Esse, infatti, considerano l’individuo umano come un membro di un tutto sociale, cioè di una struttura, e nella sociologia “è addirittura impossibile immaginare l’esistenza di un uomo separato dal resto dell’umanità e non connesso con la società”[3].

Il caposcuola degli economisti viennesi, von Mises, ha rivoluzionato i tradizionali modelli interpretativi delle scienze sociali, affermando che  il loro vero oggetto di indagine sono le azioni degli individui umani e non le strutture e il loro funzionamento.

La vita umana, secondo questo autore, “è una sequenza incessante di azioni singole”[4], le quali, comportano una infinità di conseguenze sociali, indipendentemente dagli scopi che si prefiggono gli individui che agiscono.

Questo modo di pensare che pone al centro della riflessione non le collettività, ma la persona, è stato aspramente criticato dalle ideologie che, come il marxismo, considerano l’essere umano come parte di un gruppo sociale[5].

von Mises non nega che totalità collettive come “le nazioni, gli stati, le municipalità, i partiti, le comunità religiose” possano addirittura determinare la vita umana[6], ma sottolinea che “una collettività funziona sempre per l’intermediazione di uno o parecchi individui[7].

Esemplificando la sua tesi, l’autore aggiunge: “Il boia, non lo stato, giustizia il criminale. E’ la riflessione degli interessati che discerne nell’azione del boia un’azione dello stato”[8].

L’esistenza di nazioni, stati e chiese “diventa discernibile soltanto nelle azioni di certi individui[9], i quali, soltanto, propriamente esistono, mentre “è illusorio credere che sia possibile visualizzare dei tutti collettivi”[10].

Riflessioni analoghe a quelle svolte da von Mises riguardo allo stato e alla nazione, possono riguardare anche la chiesa? Si può affermare che non esiste la chiesa, ma esiste soltanto questo o quel vescovo, questo o quel presbitero, questo o quel fedele?

Ad una prima analisi sembrerebbe di sì.

Sartre, entrando in una chiesa durante il momento della consacrazione, vede soltanto un prete che beve del vino e alcune donne inginocchiate. Scrive infatti nella Nausea: “Nelle chiese, al chiarore dei ceri, un uomo beve del vino davanti a donne inginocchiate”[11].

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