Luca Kocci e le solite obiezioni sull’8×000 | UCCR

8x1000

Il vaticanista del quotidiano “Il Manifesto” si chiama Luca Kocci, giornale da 9mila lettori. Questi sono rimasti, infatti, gli italiani che ancora acquistano il quotidiano della sinistra estrema e che, ancora, non si vergognano di farsi chiamare, nel 2014, komunisti.

Il 22 aprile scorso, Kocci ha pubblicato due articoli sull’8×1000: Il primo è una significativa valorizzazione di una campagna dell’associazione di atei fondamentalisti UAAR, senza però accennare al fatto che l’UAAR stia tentando da anni di poter accedere come destinataria dell’8×1000, arrivando adautodefinirsi “confessione religiosa”, spiegando che «l’ateismo non potrebbe nemmeno essere distinto dalla religione».

Il secondo articolo è invece dedicato all’utilizzo dell’8×1000 da parte della Chiesa cattolica, dove sono contenute alcune informazioni interpretate in modo discutibile. La principale è che la Chiesa utilizzi solo il 23% del ricavato dell’8×1000 agli “interventi caritativi”, mentre il resto venga impiegato per “l’edilizia di culto”, “la pastorale e la catechesi” e “per gli stipendi dei preti”. L’accusa di Kocci è comunque anche verso le altre Chiese, come quella luterana e le comunità ebraiche, che “destinano una piccola parte alle attività missionarie”. Battisti, avventisti e Chiesa apostolica, invece, «inciampano sulla trasparenza».

Si passa poi, prevedibilmente, ad accusare il sistema stesso dell’8×1000: per chi non sceglie nessuno dei destinatari disponibili (cattolici, valdesi, metodisti, luterani, battisti, avventisti del settimo giorno, ortodossi, ebrei, pentecostali, buddhisti, induisti e lo Stato), la sua quota viene attribuita in proporzione alle scelte espresse dagli altri. Dato che la maggioranza dei firmatari (45% degli italiani) sceglie la Chiesa cattolica, la maggior ripartizione andrà a quest’ultima. I Radicali hanno cercato di cambiare il sistema non riuscendo però a raccogliere firme sufficienti per far approvare un referendum, agli italiani dunque va bene così. Ricordiamo, inoltre, che non c’è nessuna garanzia che i firmatari scelgano la Chiesa cattolica, la quale aveva più garanzie prima del Concordato del 1984, quando i sacerdoti privi di altri redditi ricevevano dallo Stato il cosiddetto “assegno di congrua”. Garanzie a cui la CEI ha rinunciato, in accordo con lo Stato, rimettendosi alla volontà degli italiani.

Entrando nel merito delle solite accuse, sarebbe utile che il “Il Manifesto” rivelasse innanzitutto come vengono usati i 3 milioni di contributi pubblici che riceve dallo Stato, dato che è improbabile che vengano investiti tutti (senza successo, oltretutto) in un quotidiano moribondo, già vittima di liquidazione coatta da parte del governo. E, se non fosse così, dovrebbe spiegare come mai l’organo di informazione del comunismo italiano -sempre in prima linea per i diritti dei più poveri, quando ci sono le telecamere- non abbia mai pensato ad aiutare concretamente ed economicamente i più sfortunati. Ad esempio attraverso una fondazione legata al quotidiano. Infine, sarebbe interessante se il vaticanista ci dicesse se ritiene giusto che tutti i cittadini, interessati o no al “Manifesto”, debbano essere obbligati a finanziare l’estremismo comunista attraverso le loro tasse.

In secondo luogo, Kocci non si è accorto che le parole del vicepresidente degli induisti italiani, da lui citate, hanno rilevato l’errore nella sua lettura dei dati: «destinare fondi alla costruzione di un tempio significa mettere in moto le attività che vi si svolgono, di culto ma anche sociali e assistenziali», ha spiegato l’induista. Lo stesso vale per la Chiesa cattolica e le altre realtà religiose, come abbiamo già spiegato. Infatti, lo stipendio al missionario che ispira e anima un progetto di carità, nella rendicontazione dell’8×1000, finisce sotto la voce“sostentamento del clero”. Allo stesso modo, le mense, i centri di ascolto, le case d’accoglienza, gli immobili a servizio della carità ecc., finiscono sotto la voce “edilizia di culto e pastorale”. Dunque, l’investimento negli “interventi caritativi”, non è tutto quello che appare sotto la diretta voce della rendicontazione.

Anche quest’anno destiniamo l’8×1000 alla Chiesa cattolica e invitiamo tutti a fare altrettanto, credenti e non. E’ l’unico destinatario sufficientemente attrezzato e radicato sul territorio per permettere davvero che questi soldi siano utilizzati nel modo più efficace possibile. Ognuno è osservatore di quanto faccia la Chiesa, attraverso la Caritas e la parrocchia, nel quartiere dove abita. Se non ci credete, chiedetelo a loro

Fonte: UCCRONLINE.IT del 4 maggio 2014

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