L’unità dell’islamismo

di Daniel Pipes
National Review Online
30 ottobre 2012

L’attacco del 14 settembre scorso contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Tunisi ha lasciato 4 morti, 49 feriti, alcuni edifici saccheggiati e bruciati e la bandiera nera salafita che sventola sul tetto dell’ambasciata. In risposta, Ennahda, il “moderato” partito islamista al governo in Tunisia, ha condannato esplicitamente l’episodio; il ministro degli Interni, Ali Larayedh ha riconosciuto che il governo “non è riuscito a proteggere l’ambasciata e noi dovremmo presentare le nostre scuse agli americani”. Il leader di Ennahda, Rachid Ghannouchi, ha condannato con più veemenza i salafiti definendoli un “pericolo” per la libertà e la sicurezza in Tunisia e ha esortato a combatterli con ogni mezzo legale.

Queste dichiarazioni hanno rassicurato gli americani sul fatto che se anche i pazzi dalla barba lunga e in burqa vogliono ucciderli, gli islamisti in cravatta e hijab dall’aria moderata sono degli alleati civilizzati e rispettosi della legge. Questo a sua volta rientra in una politica che risale al 1992, volta a combattere gli islamisti violenti e a cooperare con quelli non violenti. È così che le truppe americane hanno giustiziato Osama bin Laden mentre i presidenti americani hanno aiutato gli islamisti ad arrivare al potere in Turchia e in Egittto.

Molte altre differenze contraddistinguono i vari aspetti dell’islamismo: Yusuf al-Qaradawi esorta alla conversione per convincere i non-musulmani, Boko Haram della Nigeria preferisce ucciderli. L’organizzazione Hizb ut-Tahrir mira a portare tutti i musulmani sotto il dominio di un califfato universale, i seguaci del movimento turco Fethullahci aspirano a costruire una forma nazionale di Islam. Il presidente islamista egiziano sfoggia normalmente una cravatta, la sua controparte iraniana, mai. L’ex Cat Stevens (ora Yusuf Islam dopo la sua conversione all’Islam, N.d.T.) canta a cappella i nasheed, mentre il somalo Shabab vieta tutta la musica alla radio. Le donne non possono guidare un’autovettura in Arabia Saudita, ma in Iran conducono i taxi

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