“L’uomo non è solo ciò che produce e consuma” – Vatican Insider

Papa ricorda ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle religioni, ricevuti nella Sala Clementina il pericolo che produce l’allontamento di Dio dall’uomo e l’importanza di proseguire il cammino ecumenico

Alessandro Speciale

Lo hanno aspettato per quasi mezz’ora – seduti in circolo, come fratelli – nella Sala Clementina del Vaticano. Ma ai rappresentanti delle Chiese cristiane e delle altre religioni venuti a Roma per la messa di inizio pontificato di martedì l’attesa non è pesata.

Dal nuovo Papa, i rappresentanti delle Chiese e delle fedi del mondo hanno sentito le parole che volevano ascoltare: “Voglio assicurare, sulla scia dei miei venerabili predecessori, la ferma volontà di proseguire nel cammino ecumenico”, seguendo la traccia del Concilio Vaticano II che Francesco, nel suo discorso, ha citato più volte.

Al suo arrivo, papa Francesco è stato salutato dal patriarca ortodosso ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I – “mio fratello Andrea”, come lo ha chiamato il pontefice, perché se il papa è l’erede dell’apostolo Pietro, il patriarca ecumenico lo è dell’apostolo Andrea.

Prima dell’udienza collettiva, Francesco e Bartolomeo avevano avuto un colloquio privato di 20 minuti, seguito da un altro – appena più breve, un quarto d’ora – con il ‘ ministro degli esteri’ del Patriarcato di Mosca, Hilarion di Volokolamsk, che ha consegnato al pontefice un messaggio da parte del Patriarca Kirill.

Nel suo breve saluto, Bartolomeo ha descritto l’elezione di Francesco, martedì scorso nella Cappella Sistina, come “ispirata da Dio”. Il patriarca ha anche accennato ai “compiti enormi, davanti a Dio e agli uomini”, che aspettano il nuovo papa – a cominciare proprio da quello dell’unità dei cristiani – e ha ripresto nel suo discorso il riferimento alla “Chiesa di Roma che presiede nella carità” alle altre Chiese, fatto da Francesco in questi suoi primi giorni di pontificato.

Il papa, da parte sua, ha ricordato ai leader cristiani che il “migliore servizio alla causa dell’unità tra i cristiani” consiste in un “servizio di speranza per un mondo ancora segnato da divisioni, da contrasti e da rivalità”. E, come è ormai diventato consueto nel suo breve pontificato, ha chiesto di pregare per lui.

L’uomo, ha detto poi il pontefice, deve riscoprire la sua “sete di Assoluto”, senza lasciare prevalere quella visione che “riduce l’uomo a ciò che produce e a ciò che consuma” che è “una delle insidie più pericolose del nostro tempo”.

Ai rappresentanti dell’ebraismo, Francesco ha ricordato lo “specialissimo vincolo spirituale” che lega i cristiani al popolo ebraico. E lo ha fatto citando il documento del Concilio vaticano II Nostra Aetate.

“La Chiesa cattolica è consapevole dell’importanza che ha la promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose”, ha poi aggiunto rivolto ai rappresentanti delle altre religioni, “innanzitutto i Musulmani, che adorano il Dio unico, vivente e misericordioso, e lo invocano nella preghiera”.

Nel suo discorso, il papa ha parlato non solo ai credenti ma anche a chi rimane in ricerca di Dio: siamo “vicini agli uomini e alle donne che pur non riconoscendosi in nessuna tradizione religiosa sono in cerca della verità, della bontà e della bellezza – ha assicurato –, che è verità, bontà e bellezza di Dio”

Nella Sala Clementina erano presenti i rappresentanti di 34 diverse Chiese cristiane non cattoliche, 7 rappresentanze del giudaismo mondiale e rappresentanti di 5 differenti religioni: musulmani, buddhisti, sikh, giainismo e indù. Particolarmente folta, naturalmente, la presenza di cristiani non cattolici come ortodossi (con 15 tra patriarcati ecumenici e Chiese nazionali), Chiese ‘riformate’ (anglicani, luterani, metodisti, battisti, pentecostali).

Erano presenti anche il priore della Comunità ecumenica di Taizé, fratel Alois Loser, quello della Comunità ecumenica di Bose, Enzo Bianchi. Per gli ebrei italiani c’era il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ed il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, mentre da parte ortodossa, oltre al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, era presente anche il metropolita ortodosso russo, Hilarion, ‘ministro degli esteri’ del Patriarcato di Mosca, e il catholicos Karekin II, a capo della Chiesa ortodossa armena, la più antica della cristianità.

Fonte: “L’uomo non è solo ciò che produce e consuma” – Vatican Insider.

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