Ma davvero i Paesi più poveri sono anche più religiosi? E perché?

Secondo una delle più famose tesi laiciste, la religione sarebbe uno strumento nato per superare la paura della morte. Abbiamo già documentato, anche attraverso indagini sociologiche, che non è un’affermazione che trova riscontro nella realtà. Una seconda versione di questa stessa tesi, che viene pescata dal repertorio anti-teista in alternativa alla prima, vuole che la religiosità  sia più alta nelle Nazioni più povere del mondoe che quindi la religione sia utile a sopportare la lotta per la sopravvivenza quotidiana. La questione si può affrontare in diversi modi.

1) Innanzitutto non ci sarebbe nulla di strano, certamente –come dimostrano gli studi (realizzati in società prevalentemente cristiane)- le persone che credono in Dio vivono una vita qualitativamente superiore dal punto di vista psico-fisico: avere un senso ultimo verso cui orientare quotidianamente il proprio cammino, rende certamente l’esistenza più lieta, come è più gustoso (e probabilmente più ragionevole) compiere la fatica della scalata di una montagna se si è consapevoli di avere una vetta da raggiungere. Ma tutto questo non autorizza affatto sostenere che la fede sia un’illusione perché contribuisce ad una vita migliore. Chi afferma questo compie una fallacia argomentativa, confondendo banalmente la causa con uno degli effetti.

Cliccare sul link per leggere il resto dell’articolo →Ma davvero i Paesi più poveri sono anche più religiosi? E perché? | UCCR.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Varie. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.