Mali: che cosa vuol dire la sharia a Timbuctu

febbraio 1, 2013 Leone Grotti

Timbuctu era nelle mani delle milizie islamiche da quasi un anno, prima che i francesi e gli africani la liberassero. La sharia è stata applicata. Ecco come.

La città di Timbuctu, in Mali, è stata liberata da contingenti francesi e africani dalla dominazione dei terroristi islamici. E comincia a venire alla luce che cosa significa vivere in una città dominata da milizie islamiste. Lo racconta il dottor Ibrahim Maiga, che per salvare il suo ospedale, ha stretto un patto con gli jihadisti: lui avrebbe curato i loro feriti e loro gli avrebbero permesse di condurre l’ospedale come sempre.

TAGLIO DELLA MANO. Un giorno, a ottobre, è stato portato dai terroristi in una pubblica piazza per un’emergenza: qui, sopra un tavolo, hanno applicato la giusta sentenza nei confronti di un ladro: «Il taglio della mano». L’uomo gridava, il dottore incredulo: «Ero scioccato» racconta al New York Times, «ma che cosa potevo fare? Ho curato quell’uomo». Timbuctu è nelle mani dei Tuareg e delle milizie islamiche, molte legate ad Al Qaeda, da 10 mesi, quando sono riusciti a strappare tutto il nord del paese al legittimo governo del Mali. «La nostra vita è stata capovolta da un giorno all’altro. Loro avevano le armi e noi non potevamo fare altro se non obbedire. Era inutile resistere».

NIENTE ALCOL E MUSICA. Così la gente ha cominciato a nascondere gli amuleti, proibiti dalla Sharia, a sotterrare la birra e gli altri tipi di alcol, ad andare a venerare i santi sufi nei mausolei nottetempo, di nascosto, a spegnere per sempre le radio che mandano in onda solo «musica proibita» dal Corano. Tandina, un abitante di Timbuctu, ricorda l’arrivo in città ad aprile del leader di Ansar Dine, gruppo islamista legato ad Aqmi. «Ha detto a tutti noi, circondato da milizie: “Siamo musulmani e siamo venuti qui per imporre la sharia”».

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