Mali, la fuga dei cristiani

A cinque mesi dal colpo di Stato, parla il vescovo di Mopti: “Abbiamo paura di Al Qaeda . Speriamo in un governo di unità nazionale”

Mali. Ribelli TuaregDavide Demichelis

Mopti è l’ultima frontiera: “Siamo preoccupati, molto preoccupati. La notte non dormiamo tranquilli: abbiamo paura”. Monsignor Georges Fonghoro è il vescovo di Mopti, un vescovo di frontiera. La sua diocesi si spinge su, su, verso nord, fino alla mitica Timbuctu. Ma dalla città dei 333 santi il vescovo non ha notizie da cinque mesi ormai, quando tutti i cristiani sono dovuti fuggire, come da tutto il nord del Mali.

Erano i primi giorni di aprile quando i ribelli Tuareg entravano a Timbuctu. La “regina delle sabbie” è stata occupata dagli “uomini blu”, che hanno dichiarato l’indipendenza del nord, dopo il colpo di Stato militare del 22 marzo scorso. Incuneato nel deserto del Sahara, il nord del Mali da anni è teatro di commerci di droga, sigarette e schiavi. Camion e fuoristrada carichi di merce di contrabbando hanno preso il posto dei dromedari, che un tempo trasportavano il sale.

Molti dei cristiani che vivevano a Timbuctu e dintorni provenivano da altri Paesi dell’Africa Occidentale, e in gran parte sono tornati nelle loro terre d’origine. Quelli originari del Mali però, hanno dovuto cercare rifugio nei campi profughi. Alcune migliaia sono accampati nelle tende in due campi intorno a Mopti. “Li stiamo aiutando, fornendo loro viveri e assistenza sanitaria – spiega monsignor Georges Fonghoro – abbiamo già avuto diversi casi di persone colpite dai morsi della fame, in città”. La crisi umanitaria si aggiunge alla siccità che a partire dai mesi scorsi ha afflitto la regione del Sahel.

Mopti è a metà strada tra la capitale, Bamako, e Timbuctu. Qui ha sede un importante mercato, alla confluenza fra il più importante fiume del Paese, il Niger, e il Bani. Commercio e vie di comunicazione hanno fatto sì che la città sia popolata da diversi gruppi etnici. La convivenza fra i musulmani e la piccola minoranza cristiana è sempre stata pacifica. Monsignor Fonghoro regge la diocesi dal 1999, ma anche andando indietro con la memoria, fino alla sua infanzia, cinquant’anni fa, non ricorda episodi di violenza fra fedeli di religioni diverse: “I musulmani sono i nostri genitori, i nostri cugini, i nostri vicini di casa. Noi siamo una piccola minoranza: circa tremila qui a Mopti, meno del tre per cento in tutto il Mali. Ma abbiamo fatto molto per la nostra gente, tanto che tutti ci riconoscono e ci rispettano, anche per questo”.

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