Matrimoni gay, Londra «consuma» lo strappo | Mondo | www.avvenire.it

Il governo di David Cameron ha pubblicato ieri il testo della tanto attesa legge sui matrimoni gay: si chiamerà «Marriage (same sex couples) Bill», ovvero: Legge sul matrimonio, con coppie delle stesso sesso tra parentesi. La legge sarà già sottoposta a un primo voto della Camera dei Comuni il prossimo 5 febbraio e sarà poi esaminata in commissione dai deputati prima di ritornare a Westminster per il voto definitivo, un iter che potrebbe durare dai 2 ai 9 mesi. Maria Miller, il ministro della Cultura che ieri ha presentato la proposta di legge, ha cercato di rassicurare le organizzazioni religiose che si oppongono al matrimonio gay dicendo che saranno «tutelate e non costrette a celebrare i matrimoni tra persone dello stesso sesso». Ma la preoccupazione tra la comunità religiosa del Regno Unito cresce. Ed è tangibile. La Chiesa anglicana e quella cattolica si sono fortemente espresse contro la ridefinizione del matrimonio. All’inizio di dicembre Miller aveva promesso che per proteggere la Chiesa anglicana nel nuovo testo si sarebbe specificata l’«illegalità» dell’obbligo a celebrare matrimoni gay.

«La Chiesa d’Inghilterra – ha detto ieri Miller – , essendo la Chiesa di Stato, è un caso a parte. Attualmente ha l’obbligo di sposare chiunque lo richieda nella sua congregazione. La nuova legislazione farà in modo di prevenire che quest’obbligo venga applicato anche alle coppie gay». Ma non ha potuto negare che in futuro il Sinodo anglicano potrebbe cambiare direzione e allora il divieto di sposare le coppie gay imposto dalla legge non avrebbe più valore.

«Sì, ha ammesso il ministro – il Sinodo, con l’approvazione del Parlamento, può sempre decidere di emendare la legisilazione». Alle altre fedi religiose, tra cui quella cattolica, la legge – ha continuato Miller – lascerà «libera scelta». Ma la situazione non è così semplice come il governo vorrebbe farla apparire: sarà infatti molto difficile per la legge britannica “proteggere” gli ecclesiatici che si rifiutano di celebrare matrimoi gay se questi – come è altamente probabile – verranno accusati di discriminazione e portati a rispondere davanti alla Corte di Strasburgo.

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