Il giorno dopo è arrivato lo stop. La procura ha annunciato che impugnerà la decisione con cui il tribunale ha ordinato al Comune di Grosseto di trascrivere nel registro di stato civile il matrimonio celebrato a New York fra due uomini.
“Esiste una sentenza della Cassazione che dice chiaramente che non si può fare”, ha spiegato il procuratore Francesco Verusio.
Il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi (Pd), era già pronto a tradurre in atto burocratico la disposizione del giudice. “Il Comune – aveva detto – si adeguerà subito alle decisioni del tribunale, senza alcuna opposizione”. L’annuncio del procuratore, però, ha rimesso tutto in discussione.
Il provvedimento del giudice di Grosseto è stato criticato con forza dalla Cei (vedi la dichiarazione della presidenza della Cei).
La vicenda giudiziaria è iniziata l’11 giugno 2013, quando C., 68 anni, e B., 57, hanno presentato all’ufficiale di stato civile di Grosseto un’istanza per la trascrizione del loro matrimonio, celebrato con rito civile nel dicembre 2012 a New York. L’ufficiale si è rifiutato, perché “l’istituto del matrimonio nell’ordinamento giuridico italiano è inequivocabilmente centrato sulla diversità di sesso dei coniugi”. A quel punto la coppia ha presentato ricorso al tribunale di Grosseto, che lo ha accolto: nel codice civile, ha scritto il giudice Paolo Cesare Ottati, “non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie” al matrimonio.
Sia Ncd, con la vicecapogruppo alla Camera, Dorina Bianchi, sia il Pd con Sergio Lo Giudice chiedono un intervento del Parlamento. Il primo a farlo è stato il sindaco di Grosseto, chiamato a districarsi fra le richieste di un giudice e lo stop della procura: “Non spetta ai singoli Comuni ma allo Stato emanare norme precise in materia”, ha detto Bonifazi.
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