Medicina e Persona – SIAMO ANCORA LIBERI DI ESERCITARE IN SCIENZA E COSCIENZA?

Recentemente è stato approvato dalla assemblea dei Presidenti degli Ordini Provinciali il nuovo testo del Codice Deontologico che già in precedenza abbiamo avuto modo di commentare criticamente perché pur consentendo l’obiezione di coscienza all’art. 22,  subito dopo – nello stesso articolo – ne limita l’applicazione, introducendo l’obbligo da parte del professionista di informare circa la fruizione della prestazione che in scienza e coscienza l’obiettore non può concedere. Che è come dire: io non ritengo che ti faccia bene questo farmaco e per questo non te lo prescrivo, ma se proprio vuoi, ti dico dove potrai trovarlo, anche se ritengo non sia bene per te. Sorge così legittima la domanda circa l’esistenza nel nostro paese della libertà e indipendenza della nostra professione. Domanda legittima, non  ideologica, né corporativa, né paternalistica. E’ sempre più limitato lo spazio della nostra libertà professionale, per quanto riguarda scelte che coinvolgono i temi “etici” (che in realtà riguardano l’ontologia, cioè chi è l’uomo, la sua dignità),   ed ora  anche per ciò che concerne l’aspetto tecnico-scientifico (vedasi il caso stamina, link con Tempi   http://www.tempi.it/stamina-presidente-ordine-medici-brescia-obiezione-coscienza-legittima-giudici#.U7K965R_sgA ).  Il caso stamina è oggi l’esempio più clamoroso della mancanza di indipendenza e libertà della nostra professione: medici pur contrari alla terapia vengono costretti per intervento della magistratura a praticarla,  nonostante le gravi irregolarità di metodo con cui viene applicata ( poco si conosce sia riguardo alla efficacia che ad eventuali effetti collaterali) e nonostante il parere contrario della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici che afferma nel comunicato stampa del 13 giugno pubblicato sul relativo sito di riferimento “che la Libertà del medico nel proprio esercizio professionale, salvo il rispetto di altri diritti e doveri protetti, “non può né deve essere condizionata o determinata da altri poteri, dovendo sempre e comunque ricondursi all’Arte medica e alle Regole deontologiche” [..] “La Libertà di agire in Scienza e Coscienza è posta a presidio dell’autonomia e della responsabilità del medico, quale garanzia della tutela della Salute degli individui e della collettività”. Impotente a cambiare il corso degli eventi, la FNNOMCEO scrive anche: “Il Consiglio ha infine dato mandato al Presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco, di richiedere un incontro con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oltre che con le massime Autorità della Stato, “per contribuire a ricondurre a equilibri costituzionali i conflitti drammaticamente emersi tra Scienza, Diritto e Tutela della salute“. http://www.fnomceo.it/fnomceo/showItem.2puntOT?id=116281
Non è pensabile una “restrizione” dell’obiezione di coscienza: l’obiezione di coscienza o è o non è. La libertà di espressione è insita nel termine stesso “professione” che altro non significa se non “professare” cioè rendere esplicito un modo di essere, una umanità, dentro un ambito specifico, anche tecnico, in cui appunto il “professionista” si impegna. E’ un rendere evidente dentro il lavoro ciò che si è, inevitabilmente determinati da storia personale, carattere, inclinazioni; in ogni caso il perché del proprio impegno, qualunque esso sia, si vede, si esprime, nella professione. Professare senza essere se stessi rende impossibile un rapporto tra uomini e condanna la professione a puro tecnicismo, alla lunga senza soddisfazione per chi lo esercita e poco efficace per il malato.
Paradossalmente ora avviene che medici obiettori rispetto al caso stamina, pur  sostenuti dalla Federazione, non siano in grado di far valere la propria libertà professionale a fronte di richieste (da parte dei genitori dei bambini) e sotto la pressione della magistratura.  Questo  succede quando si relativizza un principio che è assoluto:  il medico che in scienza e coscienza obietta va rispettato e come tale tutelato. Ciò che fonda infatti ogni obiezione è il principio di responsabilità, l’interesse che ha per il suo paziente: il medico è il garante della salute del suo assistito. Chi mai potrà ricondurre  i conflitti emersi tra Scienza, Diritto e Tutela della salute se questa regola non sussiste più?
Il nuovo Codice Deontologico non risolve anzi compromette ulteriormente  la posizione del medico relativizzandone la scelta “in scienza e coscienza”:” io non ti tratto secondo il metodo stamina ma ti dico dove potrai usufruirne, anche se sono contrario a questa scelta, che è tutta tua….”.
In questo clima culturale si vorrebbe che il medico  non facesse  più il medico, ma che rispondesse  in modo asettico, a prescindere da una coscienza che determina la responsabilità personale e a seconda di una convenienza determinata non più dal reale bisogno del malato, ma da altri fattori che esulano dal bene reale della persona.  Questo è il dramma della nostra professione oggi
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Noi sosteniamo la scelta dei due Presidenti degli Ordini di Milano e Bologna che si sono dissociati dalla approvazione del nuovo Codice deontologico.

Firmiamo e fate firmare sul link qui di seguito

http://www.citizengo.org/it/7086-nessuno-tocchi-il-diritto-allobiezione-di-coscienza

A cura di C. Isimbaldi

 

(Versione in PDF per la stampa)

Fonte: Medicina e Persona.

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