Medio Oriente e libertà religiosa: il ruolo chiave dei media arabi-cristiani – Vatican Insider

Ad Amman lunedì 10 giugno una conferenza internazionale. Tra i partecipanti il patriarca latino di Gersulamnme, Fouad Twal, e l’arcivescovo Claudio Maria Celli

GIACOMO GALEAZZI

Cristiani, minoranza creativa in Medio Oriente. Il “Catholic Center for Studies and Media”, in collaborazione con il Pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali del Vaticano, terrà ad Amman una conferenza lunedì 10 giugno dal titolo: “I media arabi cristiani nel servizio della  giustizia, della pace e dei diritti umani”. L’incontro, della durata di due giorni, ha come ospite il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, e l’arcivescovo Claudio Maria Celli,   presidente del Consiglio pontificio per le Comunicazioni Sociali.

Le condizioni delle comunità cristiane nei Paesi del Medio Oriente possono essere un utile contributo come termometro di quello che sta accadendo in quelle regioni, sotto il profilo della libertà e dei diritti, un sintomo visibile per interpretare il grado di confronto e di contrasto che si sta sviluppando tra il mondo islamico e quello occidentale sull’onda di quel conflitto di civiltà che il terrorismo fondamentalista vuole alimentare.

Parteciperanno alla conferenza anche il dottor Mohammad Momani, ministro per Media e comunicazioni, e il Primo ministro Faisal Fayez, accompagnato da religiosi di diverse parrocchie, studiosi islamici e personalità del mondo dei media arabo e estero. Padre Rifat Bader, direttore del Catholic Center for Studies and Media, dichiara ad AsiaNews che l’incontro si pone in continuità con un ciclo di conferenze tenute a Beirut nell’aprile del 2012, organizzate dallo stesso Pontificio consiglio e che hanno registrato la presenza di alcuni patriarchi mediorientali. La felice esperienza di quel seminario ha spinto il consiglio a promuovere la stessa iniziativa in altri Paesi della regione. Padre Bader spiega che la Giordania è stata scelta come modello dai media arabi e cristiani, per il sensibile miglioramento registrato con l’istituzione del Catholic Center for Studies and Media, ponte tra la società locale e le agenzie d’informazione internazionali, soprattutto quelle appartenenti alle chiese cattoliche nel mondo.

L’iniziativa ha come obiettivo il coordinamento e la cooperazione tra tali media, al fine di organizzare futuri pellegrinaggi e viaggi turistici nel Paese e diffondere il modello e il messaggio giordano in tutto il mondo, riferisce l’agenzia del Pontificio istituto missioni estere. La conferenza di Amman sarà focalizzata sul ruolo che i media arabi cristiani stanno ricoprendo nella regione in questo particolare momento storico, con una speciale attenzione verso il loro contributo civile e sociale.

Secondo padre Rifat Bader, questo incontro metterà in evidenza lo sviluppo dei media giordani, mostrando come questi possano influire sul dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani e come Amman possa rappresentare un ponte tra Oriente e Occidente. Nella difesa della giustizia, della pace e dei diritti umani.

In base ai dossier del Centro studi internazionali (Cesi), la presenza di comunità cristiane libere e serene in Medio Oriente, come di comunità islamiche in Occidente, con pieni diritti e pari dignità, rappresenta un chiaro elemento di rafforzamento del dialogo interculturale e un argine sostanziale al dilagare del conflitto di civiltà. Infatti, “è ovvio che i governi occidentali non sono e non devono essere i difensori delle comunità cristiane in quanto tali, ma dovrebbero rendersi conto che diffondere democrazia e rispetto dei diritti universali vuol dire anche assicurare quei diritti alle minoranze mediorientali, e quindi alle comunità cristiane, che anzi possono essere la prima cartina di tornasole di quanto sta avvenendo”. La stragrande maggioranza dei musulmani sono tutt’altro che fondamentalisti, e l’aggressione terroristica e l’evocazione del conflitto di civiltà sono in realtà rivolti principalmente proprio contro di loro, come ad esempio le leggi contro le conversioni e l’apostasia sono in primo luogo una limitazione della libertà dei musulmani stessi.Anzi le problematiche inerenti la libertà religiosa riguardano molto spesso prima di tutto conflittualità anche violente interne alle comunità musulmane (gli scontri tra sunniti e sciiti dall’Iraq al Pakistan sono il caso più evidente) e comunque discriminazioni e persecuzioni sono applicate in molti Paesi mediorientali a tutte le minoranze islamiche e non islamiche non conformi al culto dominante. In questo ambito le difficoltà delle comunità cristiane possono essere un utile indicatore delle tensioni che stanno crescendo in modo preoccupante e che a volte sembrano appunto indirizzarsi verso quel presunto scontro di civiltà (mondo islamico contro occidente cristiano) che “non solo si vuole evitare ma che non ha proprio senso di esistere”.

Fonte: Medio Oriente e libertà religiosa: il ruolo chiave dei media arabi-cristiani – Vatican Insider.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.