Meriam, corsa contro il tempo per salvarla | Mondo | www.avvenire.it

Il premier britannico, David Cameron, ha telefonato al governo sudanese per chiedere che venga revocata la “barbarica” sentenza decisa da un tribunale di Khartum per Meriam, la donna cristiana condannata a morte per non aver voluto abiurare la fede cristiana. Lo scrive la stampa britannica.

Meriam Ibrahim – che da mesi ha con sé in carcere il figlio di 20 mesi, Martin – martedì scorso ha partorito in catene all’interno della prigione una bimba, Maya. Il suo caso ha provocato un’ondata di indignazione in Italia, ma anche nel mondo. In Gran Bretagna, il leader liberaldemocratico, Nick Clegg, e quello laburista, Ed Miliband, sono già scesi in campo contro la condanna a morte. Adesso Cameron ha detto che la condanna a morte della giovane donna “non può aver alcun posto nel mondo di oggi” e ha promesso che la Gran Bretagna continuerà a fare pressione sul governo sudanese: “La libertà di religione è un diritto umano fondamentale, assoluto: chiedo al governo del Sudan di revocare immediatamente la condanna e fornire immediato e adeguato sostegno e assistenza medica a lei e ai suoi bambini”.

Meriam rischierebbe a giorni di essere frustata anche se la sentenza non è ancora esecutiva: a lanciare l’allarme sono i suoi avvocati che hanno chiesto tutto l’aiuto possibile per contiunare la battaglia legale a difesa della loro assistita: lo scrive Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, sulla pagina Facebook dell’associazione. “Gli avvocati del Sudan justice center ci hanno raccontato che pur avendo presentato un ricorso – racconta Napoli – se il nuovo verdetto non arrivasse entro due settimane a Meriam saranno inflitte le 100 frustate per adulterio a cui è stata condannata, oltre che all’impiccagione, lo scorso 15 maggio. È per questo che rilanciamo la loro richiesta di aiuto a sostenere con piccole donazioni la loro azione affinché possano continuare a pagare le spese legali estremamente onerose in un paese come il Sudan”.

“Bisogna fare presto – conclude la presidente di Italians for Darfur – e aumentare le pressioni sul governo sudanese. Sia Meriam che suo figlio, hanno raccontato gli avvocati, hanno contratto varie malattie a causa della scarsa igiene in carcere. E ora che c’è anche Maya, che ha solo quattro giorni, i rischi sono ancora più elevati: ci sono stati decine di casi di morte di neonati nella prigione di Omdurman”.

Fonte: Meriam, corsa contro il tempo per salvarla | Mondo | www.avvenire.it.

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