Meriam è salva. E Asia Bibi? – Aleteia

La donna pakistana è in carcere dal 2009. Il punto su una vicenda ancora terribilmente irrisolta

Corrado Paolucci

© public domain
L’epilogo della vicenda di Meriam crea un precedente storico. Una donna che non ha mai rinnegato la sua fede cristiana nonostante la condanna per apostasia, le torture e le minacce di morte ripetutamente inflitte dai suoi rapitori sudanesi. Una donna che ha mobilitato la società civile di ogni paese cristiano (e non) che ha chiesto ripetutamente tramite petizioni online, campagne social e manifestazioni la sua scarcerazione. Una donna che ora è libera.

Un’altra storia drammaticamente simile ma ancora irrisolta è quella di una donna pakistana, Asia Bibi, dal 19 giugno 2009 in carcere. Su di lei pende un’ingiusta accusata di blasfemia. Ripercorriamo qui le tappe più importanti di questa vicenda che, come il caso Meriam, ha mobilitato l’opinione pubblica, in particolare Avvenire che per lei, ormai 5 anni fa, ha lanciato la petizione “Salviamo Asia Bibi”.

Condannata a morte
Asia Bibi, pakistana cristiana cattolica, madre di cinque figli e sposa, è nel carcere di Multan, in Pakistan, con l’accusa di blasfemia. L’11 novembre 2010 le è stata comminata la condanna a morte, poi sospesa per il processo di appello, rinviato varie volte, l’ultima a metà marzo 2014.

Ucciso perché difendeva Asia
Il 2 marzo 2011 Shahbaz Bhatti ministro cattolico del Governo federale pakistano per le Minoranza religiose, è stato freddato da un commando armato. Il suo assassinio è stato rivendicato dai talebani pachistani. Per telefono un loro portavoce, Ihsanullah Ihsan, ha spiegato che «l’uccisione è un messaggio per tutti coloro che sono contro le leggi sulla blasfemia in vigore in Pakistan». Shahbaz Bhatti, come riportato da Famiglia Cristiana il giorno della sua uccisione, si era fortemente battuto in difesa di Asia Bibi. Il ministro aveva manifestato la necessità urgente di una riforma della Legge sulla blasfemia.

La lettera dalla prigione
L’8 dicembre 2012 Avvenire pubblica una lettera scritta di suo pugno direttamente dalla cella, proponendo una raccolta firme universale per la sua liberazione. Ecco i punti salienti:

“Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e alle donne di buo­na volontà dalla mia cella senza finestre, nel modulo di isolamen­to della prigione di Sheikhupura, in Pakistan, e non so se leggerete mai questa lettera. Sono rinchiusa qui dal giugno del 2009. Sono stata con­dannata a morte mediante impiccagione per blasfemia contro il profe­ta Maometto. […]

Un giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nel­la mia cella e, dopo avermi condannata a una morte orribile, mi ha of­ferto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho rin­graziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta one­stà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musul­mana. «Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto –. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui». […]

Prego in ogni momento perché Dio misericordioso illumini il giudizio delle nostre autorità e le leggi ristabiliscano l’antica armonia che ha sempre regnato fra persone di differenti religioni nel mio grande Pae­se. Gesù, nostro Signore e Salvatore, ci ama come esseri liberi e credo che la libertà di coscienza sia uno dei tesori più preziosi che il nostro Creatore ci ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere. Ho provato u­na grande emozione quando ho saputo che il Santo Padre Benedetto XVI era intervenuto a mio favore. Dio mi permetta di vivere abbastan­za per andare in pellegrinaggio fino a Roma e, se possibile, ringraziarlo personalmente.”

Il 6 marzo 2013, Avvenire ha consegnato all’ambasciatrice pachistana a Roma, Tehmina Janjua, oltre 31mila firme dei lettori che hanno voluto raccogliere l’appello della mamma cattolica al premier Zardari per farla tornare dai suoi cari.

Mistero udienza saltata
Il 27 maggio 2014 avrebbe dovuto tenersi la prima udienza del processo di appello. Ma così non è stato. Parlando all’Agenzia Fides, l’avvocato Naeem Shakir, uno dei legali che difendono Asia Bibi, non nasconde il suo sbigottimento: “Il caso era nella lista delle udienze previste per oggi. Poi è sparito all’improvviso. Non sappiamo perchè. Posso solo dire che quanto sta accadendo non è normale”. Gli avvocati attendono una motivazione ufficiale da parte dell’amministrazione dell’Alta Corte di Lahore per spiegare la grave anomalia che si traduce nella mancanza di giustizia per una vittima innocente. “A questo punto non sappiamo quando e se il caso sarà esaminato” spiegano. Da febbraio a maggio il processo ha subito 4 rinvii per i motivi più disparati e il procedimento non è mai iniziato. 

Caso troppo sensibile
I continui rinvii della prima udienza dell’appello sono stati giustificati, nel giugno scorso, con una dichiarazione al quanto misteriosa “Un caso troppo sensibile e di alto profilo: l’amministrazione dell’Alta Corte di Lahore ha ricevuto “ordini superiori di non calendarizzarne le udienze per il momento e non si sa per quanto altro tempo”. A comunicarlo all’Agenzia Fides è stato l’avvocato Sardar Mushtaq Gill, che è stato in stretto contatto con l’amministrazione del tribunale, affiancato dall’altro avvocato S.K. Choudhry, il legale che ha firmato il ricorso presentato alla corte d’appello nel novembre 2010.

Bhatti e la strategia del dialogo
Paul Bhatti, fratello di Shahbazpolitico cattolico pakistano, ex ministro per l’Armonia religiosa, da sempre  impegnato per i diritti delle minoranze, però, non ha mai perso la speranza per Asia e il 21 luglio ha dichiarato ad Avvenire «Asia Bibi è innocente. Tanti islamici, però, non lo sanno. Dobbiamo trovare il modo di convincerli che questa è l’unica verità. Per lei e per le “troppe Asia” accusate ingiustamente, rinchiuse in prigione o emarginate perché appartenenti a una minoranza religiosa».

«La strategia del dialogo – afferma – può salvare Asia». Che non è solo una donna innocente ma il simbolo di una libertà di coscienza negata a chi professa una fede altra rispetto alla maggioranza.

Sono trascorsi 1.856 giorni e Asia Bibi è ancora rinchiusa in una cella con la falsa accusa di blasfemia.

sources: ALETEIA

Fonte: Meriam è salva. E Asia Bibi? – Aleteia.

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