MiL – Messainlatino.it: La religione del dialogo

… a forza di pretendere di far parlare tutti, anche il diavolo infine prende la parola.

di Roberto Dal Bosco

Nel trionfo delle celebrazioni per il cinquantenario del Concilio Vaticano II, non potevano mancare i dolci omaggi di quella che un tempo la Chiesa di Leone XIII chiamava “inimica vis”, “vile setta”: la massoneria, tramite le pubbliche labbra del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi: ««Il Vaticano II ha insegnato ai credenti il valore del dialogo come metodo che rende possibile l’incontro tra gli uomini, al di là di ogni credo o appartenenza; a sentirsi parte di una comunità in movimento». Sorvoliamo sul significato storico, sociale, religioso di questa dichiarazione – sorvoliamo pure sul fatto stesso che una simile affermazione esista. Concentriamoci per un momento nella parola centrale di questo virgolettato: il dialogo. Essendo il “dialogo” un concetto fulcro del mondo massonico, dicendo che il Vaticano II ha insegnato ai credenti il dialogo, forse il Venerabile ci vuol dire che dopo il concilio i credenti sono diventati tutti un po’ massoni. Ma questa è una malizia da psicoanalisi del testo. Concentriamoci sulla parola, e basta. “Dialogo”… Giunti alla presente altezza del corso delle vicende umane, pare che non possiamo essere risparmiati dal quotidiano bombardamento. Il “dialogo” è imperterrito. Si dialoga ovunque, quandunque, e – soprattutto – sia dialoga con chiunque. Aprasi un quotidiano qualsiasi. Per esempio, anche questa settimana «Lavoro: Fornero incontra contestatrici, “dialogo sempre positivo”» (Libero, 14 ottobre), «Formigoni: “Se la Lega vuole il dialogo ritiri le dimissioni”» (Il Messaggero, 11 ottobre), «Movida, prove di dialogo con il Comune» (Il Corriere della sera, 5 ottobre), «Caso skateboard, duello a distanza tra linea dura e dialogo con i giovani» (il Corriere di Como, 14 ottobre), «Dai Khmer rossi al dialogo» (Avvenire, 13 ottobre), «Cina-Giappone, il dialogo da ritrovare» (La stampa, 17 settembre), segnaliamo infine – poteva davvero mancare? – Enzo Bianchi su Famiglia Cristiana: «La fede al tempo del dialogo» (12 ottobre). Zac! Come possiamo quindi noi, comuni mortali, non essere schiacciati dal tallone di questo impero del politicamente corretto? Eccoci a non poter neppur immaginare qualcosa che sia all’opposto del dialogo. Come non dialogare? Dialogano israeliani e palestinesi, dialogano i telefonini connessi in rete bluetooth, dialogano professori e studenti, dialogano i nuclearisti iraniani… vuoi non dialogare tu? I mostri non dialogano, i morti non dialogano. Lo zombie non dialoga. Una creatura cannibale e demente, ecco come si sembra se non si apprezza il “dialogo”. La parola è insomma, per usare un pregevole eufemismo, totalmente sputtanata. Non poteva essere altrimenti, questo è un tempo che ha stuprato e abbandonato ben altre parole magiche. “Amore”, “Pace”, e oramai anche “Libertà” sono parole che hanno da tempo seguito il medesimo destino. Lo notava l’infervorata Fallaci, in realtà lo sanno un po’ tutti. Quello che ci tocca oggi però è molto peggio. Perché la parola si è innestata irreversibilmente nell’alveo della cosa più importante, la sola per la quale vale la pena di preoccuparsi: la religione.

Cliccare sul link per continuare a leggere: MiL – Messainlatino.it: La religione del dialogo.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Varie. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.