Mongolia finalmente torna un po’ di tolleranza

di Danilo Quinto

Nel maggio del 2009, nel ricevere le lettere credenziali del nuovo ambasciatore della Mongolia presso la Santa Sede, Benedetto XVI espresse gioia per “l’apertura del popolo mongolo, che nutre grande considerazione per i costumi religiosi tramandati di generazione in generazione e che mostra un rispetto profondo per le tradizioni diverse dalle proprie”. “Le persone che praticano la tolleranza religiosa – aggiunse il Papa – hanno l’obbligo di condividere la saggezza di questo principio con l’umanità intera, cosicché tutti gli uomini e tutte le donne possano percepire la bellezza della coesistenza pacifica e abbiano il coraggio di edificare una società rispettosa della dignità umana e che agisca secondo l’ordine divino dell’amore per il prossimo”.

La Mongolia, un paese di tre milioni di abitanti, è composto per lo più da buddisti tibetani e conta poche centinaia di cattolici raggruppati in piccole comunità sorte dopo la caduta del regime comunista.

Stato dell’Asia esteso tra le imponenti catene montuose settentrionali e le aride distese meridionali occupate dal deserto del Gobi, la Mongolia (propriamente la Mongolia Esterna) rappresenta una porzione di territorio di quella più vasta area centrasiatica in cui una sapiente organizzazione nomade fondò nel corso dei secoli immensi imperi. Da qui partirono le tribù degli Unni guidate da Attila, qui soggiornarono popoli turchi prima che il territorio venisse sottoposto alle dominazioni delle dinastie dei T’ang e in seguito dei Tatari, che precedettero l’arrivo di Gengis Kh?n, guida politica e militare dei mongoli e capo dell’esercito forse più numeroso e potente mai conosciuto nell’antichità. Per secoli sottoposta alla dominazione cinese, la Mongolia mantenne un’organizzazione sociale ed economica di tipo feudale fino agli anni Venti del XX secolo, quando si sottrasse al predominio della Cina grazie all’appoggio dell’URSS, di cui finì per diventare avamposto militare fino al suo dissolvimento.

Dal 1924, la Mongolia è una Repubblica indipendente. La nuova Costituzione, approvata nel febbraio 1992, pur garantendo la libertà di religione, ha esautorato i monaci lamaisti dai poteri politici ed economici che un tempo detenevano in modo pressoché assoluto. In base alla Carta fondamentale, il Paese si è dato dunque una struttura democratica aprendosi al multipartitismo e garantendo alcune libertà. La Costituzione riconosce la libertà religiosa e sancisce la separazione tra le attività religiose organizzate e l’attività politica. Nelle scuole statali non è ammessa l’istruzione religiosa. Ogni gruppo religioso deve registrarsi e solo i gruppi registrati possono fare attività di apostolato (ma è vietato ricorrere a incentivi economici o ad altre forme di pressione). Il governo può limitare il numero dei luoghi di culto e dei sacerdoti e usa di fatto la registrazione per controllare il numero dei luoghi di devozione. Sono ammessi missionari esteri. Per la registrazione è necessario produrre, tra l’altro, una lettera di approvazione del consiglio municipale o di altra autorità locale. In pratica, ciò rimette alla comunità locale il potere di approvare, o meno, il nuovo luogo di devozione, dato che l’approvazione finale del ministro per la Giustizia e gli Affari Interni appare più che altro un atto “formale”. Nella registrazione occorre anche indicare i responsabili e i nomi dei fedeli.

Come riferisce l’Agenzia Fides, alla caduta del regime comunista, nel 1991, in Mongolia non risultavano esserci cattolici. Nel 2006 erano 600, compresi 350 nativi mongoli, e la prima vocazione del paese è nata nel 2008. Ora, grazie alla presenza dei missionari salesiani vietnamiti, il cammino di evangelizzazione della Chiesa cattolica in Mongolia si sta rinnovando. Nel 1992, diversi sacerdoti salesiani del Vietnam si sono dedicati alla rinascita della Chiesa locale, hanno ricostruito luoghi di culto e aiutato la popolazione dopo decenni di dittatura. Attualmente, nonostante la comunità cattolica sia ancora piccola, la Chiesa locale realizza una grande opera di assistenza, favorendo le opportunità di istruzione per tutti e promuovendone la partecipazione in attività sociali nuove e creative.

La missione dei salesiani vietnamiti oggi dispone di un asilo, di una scuola di formazione tecnica, mense sociali, due aziende agricole e un centro di accoglienza per 120 bambini disabili. I gruppi salesiani che si occupano di attività sociali aiutano i bambini di strada della capitale, Ulaanbatar, e le donne vittime di abusi. Nel 2002 Papa Giovanni Paolo II ha nominato il primo Vescovo di questa regione, Mons. Wenceslao Padilla, missionario filippino CICM (Congregazione del Cuore Immacolato di Maria), che ha guidato agli inizi la missio sui iuris (1992), ed è stato poi nominato Vicario Apostolico (2002) e infine Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar (2003). Tra le altre iniziative, nel 1997 è stata portata a termine la Cattedrale di San Pietro e Paolo. Nel 2004 è stata pubblicata la prima edizione della Bibbia in lingua mongola, oltre a vari libri di preghiere. Attualmente lavorano in Mongolia una sessantina di missionari di diversi paesi e sono state erette quattro parrocchie, l’ultima nel 2007 nella città industriale di Darhan, al nord del paese.

viaLa Bussola Quotidiana quotidiano cattolico di opinione online: Mongolia finalmente torna un po’ di tolleranza.

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