Morte a Notre-Dame: suicidio o martirio? ~ CampariedeMaistre

di Paolo Maria Filipazzi

Un fatto tremendo ha avuto luogo nella Cattedrale di Notre Dame: Dominique Venner, 78 anni, noto storico francese, si è suicidato, martedì 21 maggio 2013, con un colpo di pistola sull’altare del più importante luogo di culto francese. Venner era noto per la sua strenua opposizione all’approvazione dello pseudo-matrimonio omosessuale nel suo paese, una legge varata mentre le piazze si riempivano di folle che gridavano il proprio NO, venendo represse con la violenza dalle forze dell’ordine. «Serviranno certamente gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere i sonnolenti, le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini. Entriamo in un tempo in cui le parole devono essere rese autentiche da azioni»: così aveva dichiarato Venner qualche giorno fa dalle pagine del suo blog. Ecco il gesto spettacolare.

Con questo atto drammatico arriva all’apice l’escalation iniziata da Hollande, dal suo Governo e dal Parlamento francese con l’approvazione a tappe forzate dello pseudo-matrimonio omosessuale. Una legge che, nelle menti fanatiche di chi governa la Francia, DOVEVA passare a tutti i costi, non importa a quale prezzo, a prescindere da qualunque cosa o persona andasse calpestata. Non è contato nulla il fatto che una fetta considerevole, forse maggioritaria, dei francesi fosse contraria. Le loro proteste sono state sedate a manganellate. Nulla ha contato la spaccatura, il clima di guerra civile che è stato generato. Ma del resto, una volta che si è spostata un’ideologia anti-umana come quella che fa dell’omosessualismo un dogma, nulla ha più valore e tutto è possibile, nel delirio di onnipotenza che si impadronisce di tali scellerati governanti. E così nasce il dramma: quello dei cittadini che si scoprono traditi ed abbandonati dalle istituzioni cosiddette democratiche, che si trovano talmente isolati, senza voce, da giungere ad atti estremi come quello di Venner. Il fatto che simili episodi, fino ad oggi, abbiano avuto luogo solo in paesi oppressi da regimi totalitari, la dice lunga sulla reale natura della strada verso l’Inferno imboccata dall’Occidente che continua a dirsi “mondo libero”, non si sa se per ipocrisia o per puro gusto luciferino della beffa.

 

 

 

Ma in tutto questo, non si può non provare sconcerto per il “gesto spettacolare” scelto da Venner. Citiamo un passaggio dal libro “Ortodossia” di Chesterton: “Il suicida, ovviamente, è l’opposto del martire. Un martire è qualcuno che ama così tanto qualcosa che sta fuori di lui da dimenticare la propria vita. Il suicida è un uomo che ama così poco qualsiasi cosa stia fuori di lui da desiderare di vedere la fine di tutto. Il primo vuole che qualcosa cominci, il secondo vuole che tutto finisca. In altre parole, il martire è nobile, proprio perché (per quanto rinunci al mondo o detesti tutta l’umanità) confessa questo estremo legame con la vita e pone il suo cuore fuori da se stesso: muore affinché qualcosa possa vivere. Il suicida è ignobile perché non possiede tale legame con l’esistenza: è un semplice distruttore, personalmente distrugge l’universo“. Per protestare contro una legge anti-umana, Venner ha compiuto il gesto più radicalmente anti-umano in assoluto: un gesto di sommo disprezzo nei confronti dell’uomo e del creato. Un gesto molto diverso da quello compiuto dai martiri cristiani i quali non cercano né si procurano deliberatamente la morte, ma semplicemente la accettano. Per giunta, Venner ha compiuto un atto blasfemo, profanando un Altare dove quotidianamente si celebra il sacrificio di Cristo.

 

E’ bene però, ricordare anche come di fronte a gesti drammatici come quello di Jan Palach, datosi fuoco nel centro di Praga nel 1969 per protesta contro il regime comunista, o a quello di Bobby Sands, lasciatosi morire di fame nel carcere nordirlandese di Long Kesh, nel 1981, per protestare contro le condizioni disumane dei detenuti, la Chiesa cattolica riconobbe una dignità in quelle scelte, non meramente autodistruttive ma animate dalla speranza di richiamare al bene più grande della libertà. Nel caso di Palach, il teologo e dissidente anti-comunista Josef Zverina disse che “un suicida in certi casi non scende all’Inferno” e che “non sempre Dio è dispiaciuto quando un uomo si toglie il suo bene supremo, la vita”. E sorge un’interrogativo, a cui per ora non sappiamo dare risposta, ma che ci sentiamo in dovere di sottoporre alle coscienze di tutti: Dominique Venner, suicida o martire?

Non sta a noi emettere il Giudizio su Venner, che ora compete esclusivamente a Dio. Ma possiamo fare delle considerazioni meramente terrene: i fautori dello pseudo-matrimonio omosessuale così come di tutte le altre “conquiste di civiltà” sono animati dall’intenzione, apparentemente nobile, di costruire un “mondo migliore”, una sorta di Paradiso in terra. Peccato che a molti questo Paradiso ricordi fin troppo l’Inferno, un mondo da incubo talmente orribile che qualcuno, addirittura, sta iniziando a rifiutarsi di viverci. Sarebbe ora che tutti i governanti d’Occidente abbandonassero il proprio arrogante titanismo prometeico e riflettessero su questo. Sarebbe nel loro interesse: il Mito e la Storia concordano sul fatto che i Titani finiscono sempre incatenati nel Tartaro.

Fonte: Morte a Notre-Dame: suicidio o martirio? ~ CampariedeMaistre.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.