Nigeria, pugno di ferro contro Boko Haram – Vatican Insider

“Nelle ultime tre settimane l’esercito è più presente nella nostra regione”. Intervista al Vescovo di Yola, vicino al Camerun, dove sono stati rapiti tre missionari

DAVIDE DEMICHELIS
ROMA

“Quando mi è arrivata la notizia che erano stati rapiti tre religiosi in Camerun, ho subito pensato che fosse opera dei fondamentalisti di Boko Haram. Domenica abbiamo pregato per loro, in tutte le chiese”. Stephen Dami Mamza è il vescovo di Yola, nel nord della Nigeria. Yola è a soli sessanta chilometri dal confine con il Camerun, e in particolare con la regione a nord, dove sono stati rapiti i due missionari italiani e la religiosa canadese: suor  Gilberte Bussier, don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri.

“Nelle ultime tre settimane la pressione dell’esercito contro le milizie di Boko Haram si è intensificata notevolmente nella nostra zona. Abbiamo molti più militari che garantiscono la sicurezza e in effetti la situazione sembra un po’ più tranquilla. L’esercito si è spinto anche nei villaggi e nei giorni scorsi i militari hanno arrestato molte persone sospettate di collaborare con i fondamentalisti nel territorio della mia diocesi”

Gli uomini di Boko Haram quindi potrebbero essere stati costretti a sconfinare per cercare rifugio in zone meno presidiate?

“Sì. Anche se mi risulta che vi sia una collaborazione molto stretta fra le forze di sicurezza della Nigeria e del Camerun”.

I movimenti degli uomini di Boko Haram anche al di là del confine, non sono una novità.

“Sì, spesso sconfinano. Pare lo facciano soprattutto per il traffico di armi”.

Qual è, secondo Lei, l’obiettivo di questo rapimento: Boko Haram vuole dare un segnale di forza o semplicemente mira a finanziarsi con un eventuale riscatto?

“In genere questi rapimenti servono a finanziare le attività dell’organizzazione. Sono pratiche più diffuse nel sud della Nigeria, da noi si verificano solo di rado”.

La popolazione locale appoggia questi gruppi e le azioni dei fondamentalisti?

“No, questa gente fa molta paura, le loro idee però non trovano consensi fra la popolazione. Nella nostra regione, purtroppo, c’è grande povertà,  manca il lavoro. È così che Boko Haram riesce a raccogliere qualche consenso. Fanno perno sulla disperazione, sulla miseria, per coinvolgere nuovi combattenti”.

L’Arcivescovo di Abuja, il cardinale John Onaiyekan, ha denunciato di recente le difficoltà di relazione fra cristiani e musulmani, in Nigeria. A livello nazionale è stato creato un gruppo di contatto, il “Consiglio Interreligioso”, che però ha dato scarsi risultati. Nella vostra diocesi avete le stesse difficoltà?

Purtroppo sì. C’è ancora troppa diffidenza fra cristiani e musulmani. Noi siamo vittime di molti casi di discriminazione, soprattutto nelle istituzioni pubbliche. Nel nostro Stato, l’Adamawa, i cristiani sono un po’ più numerosi dei musulmani, eppure, per esempio, l’anno scorso nel settore pubblico sono stati assunti trentotto avvocati, fra cui solo quattro cristiani. Gli altri 34 erano tutti musulmani”.

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