«No alla parola minoranze»

La vicenda di Asia Bibi è diventata simbolo in Pakistan delle aberrazioni consentite dalla “legge antiblasfemia”, che rende i membri delle minoranze bersaglio degli integralisti religiosi o di chi sfrutta la propria fede musulmana per incriminare con un’accusa infamante e pericolosa un concittadino di fede diversa.

Il governo pachistano ha nel suo caso e anche in quelli che si vanno moltiplicando seppure meno noti, cercato di non aggravare la tensione e insieme di favorire i gruppi impegnati nel dialogo nella difficoltà di intervenire al momento sul piano della riforma della legge e nel contrasto severo del radicalismo. Sponsorizzando anche momenti di dialogo.

Come la Conferenza «Vivere insieme la diversità: dialogo inter-culturale e interreligioso», che il 20 febbraio ha raccolto una qualificata rappresentanza della società civile, della politica, dell’islam moderato e delle minoranze nella capitale Islamabad, in un momento particolare.

Il Parlamento pachistano si avvia infatti verso lo scioglimento (alla fine di una legislatura quinquennale che è la prima arrivata a conclusione nella storia del paese) e il Pakistan dal 18 marzo inizierà il periodo di transizione verso le elezioni previste per maggio.

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