Non solo Germania: un dibattito europeo

La sentenza del tribunale di Colonia, resa pubblica il 26 giugno 2012, che di fatto sanziona la circoncisione di minori per motivi religiosi, ha aperto un acceso dibattito pubblico in Germania, che si è esteso anche ad altri Stati. Sono circa 4 milioni i musulmani e quasi 200mila gli ebrei nel Paese, le comunità più direttamente toccate dalla sentenza. Per ovvie ragioni storiche, tuttavia, è sugli ebrei che si è concentrata l’attenzione. Il presidente israeliano Shimon Peres ha scritto al presidente tedesco Joachim Gauck, chiedendo che la Germania impedisca la criminalizzazione della circoncisione. La cancelliera democristiana Angela Merkel, dopo la sentenza si è affrettata a dichiarare di non volere che il suo sia l’unico Paese al mondo in cui gli ebrei non possono praticare i loro riti e il suo vice, Guido Westerwelle (liberale), ha chiesto che gli ebrei possano vivere le proprie tradizioni senza incertezze.

Così il 19 luglio il Bundestag a larga maggioranza ha chiesto al governo federale di intervenire per fornire un quadro giuridico certo e un disegno di legge in materia è atteso per l’autunno. La società tedesca, secondo alcuni sondaggi, si è comunque spaccata in parti pressoché uguali tra chi vorrebbe proibire la circoncisione religiosa di minorenni e chi no.

Il settimanale Die Zeit ha paragonato la situazione a quella seguita a una sentenza del 1995 della Corte costituzionale che sanciva l’incostituzionalità dei simboli religiosi nelle scuole, suscitando reazioni nella cattolica Baviera dove il crocifisso era appeso in tutte le aule. Ma anche l’uso del velo a scuola da parte di insegnanti musulmane è stato un tema dibattuto in Germania nel recente passato.

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