Notizie PRO-LIFE: La difesa della vita dopo la sentenza sulla fecondazione eterologa. 1/ La fine della telenovela

Con la fine dell’estate, sta giungendo alla conclusione la telenovela che ha appassionato parte del mondo cattolico ufficiale e prolife: non ci sarà nessuna legge per regolamentare e limitare il ricorso alla fecondazione eterologa, tornata lecita a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 162 del 2014.
La volontà di approvare una legge era stata manifestata fin dal 9 aprile, quando la Consulta aveva reso nota la sua decisione: di legge aveva subito parlato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, mentre la deputata Eugenia Roccella aveva preannunciato la presentazione di una proposta di legge (che, al momento per quanto emerge dal sito della Camera dei Deputati, non risulta ancora presentata). In una lettera ai colleghi deputati, l’on. Roccella aveva individuato alcune questioni sulle quali la sentenza della Corte aveva creato un “vuoto legislativo” che rendeva necessario un intervento legislativo, non essendo sufficienti provvedimenti amministrativi e nemmeno modifiche delle Linee Guida previste dalla legge 40.
Il ministro Lorenzin, da parte sua, in una audizione in Commissione, aveva addirittura fatto riferimento ad un decreto legge in via di approvazione, tanto da suscitare la rituale e scandalizzata reazione dei soggetti direttamente interessati – il riferimento è al business della fecondazione eterologa, quindi al denaro che, fino a questo momento, veniva speso all’estero e che la sentenza di incostituzionalità permette di far tornare in Italia.
L’on. Roccella veniva quindi assurta ad eroica rappresentante di chi, in qualche modo, voleva fermare la deriva conseguente alla sentenza costituzionale.
Francesco Agnoli, il 20 giugno, dopo avere richiamato l’Evangelium Vitae al n. 73, individuava, tra gli altri, due “paletti” significativi che la futura legge avrebbe potuto piantare: l’obbligo di gratuità della donazione dei gameti e il divieto di anonimato dei donatori; e osservava: “Se passasse la sua (dell’on. Roccella) legge nessuna donna o uomo potrebbe vendere ovuli o seme a pagamento. Il risultato? Su 100 possibili banche del seme e degli ovuli ne chiuderebbero almeno 90. Il business dell’eterologa subirebbe un duro colpo e migliaia e migliaia di bambini programmati orfani di almeno un genitore genetico sarebbero evitati (…)   A questo si aggiunga il divieto di anonimato. Se oggi un uomo può vendere il suo seme anche per 100 volte, domani con la legge proposta da Roccella, non solo non potrebbe venderlo, ma dovrebbe regalarlo; in più dovrebbe registrare il suo nome e rischiare, come succede in vari paesi, di trovarsi domani sotto casa un ragazzo/a di 18 anni che gli dice: “tu sei mio padre! Fuori l’eredità” (in tutti i paesi in cui l’anonimato è stato tolto, la caccia ai propri genitori da parte dei figli dell’eterologa è cresciuta e questo ha ridotto di gran lunga il ricorso alla pratica). Risultato dei due paletti introdotti da una siffatta legge? Riduzione quasi totale della fattibilità dell’eterologa. Riduzione drastica dei bambini prodotti con tecniche artificiali eterologhe”.
Agnoli tirava le conclusioni: “Riduzione del danno da Corte Costituzionale al massimo grado possibile nella circostanza attuale. Un parlamentare che sappia quanto male fa l’eterologa, che sappia di non avere in mano alcuna possibilità di mutare una imposizione della Corte e che cerchi di arginare il male il più possibile cosa fa? Il suo mestiere, il suo dovere. Un dovere che oggi, però, è quasi eroico. Per questo non si può che essere grati a chi lo fa”.
A parte l’eroismo e la gratitudine, che suscitano qualche perplessità – perché dovremmo essere grati ad un parlamentare che fa il suo dovere … sembra il minimo che si possa pretendere! Un parlamentare di minoranza che propone leggi, poi, non sembra eroico, ma, appunto, appartenente ad una minoranza … – Agnoli sembra ignorare che la legge 40 (come ha puntualmente ricordato la Corte Costituzionale) ha preventivamente reso impossibile la scenetta del ragazzo che si presenta al padre naturale per reclamare soldi, sancendo che “in caso di applicazione di tecniche di tipo eterologo, il donatore di gameti non acquisisce alcuna relazione giuridica parentale con il nato e non può far valere nei suoi confronti alcun diritto né essere titolare di obblighi” (art. 9, comma 3); ciò in quanto, come recita l’art. 8, “i nati a seguito dell’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi o riconosciuti della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime”.
Le banche del seme, poi, sono già vietate dalla legge 40, né la sentenza della Corte Costituzionale ha eliminato il divieto di commercializzazione dei gameti sanzionato penalmente dall’art. 12, comma 6: quindi nessuna banca del seme aprirà in Italia dopo la sentenza della Corte e sarebbe costretta a chiudere dalla legge che l’on. Roccella intende proporre.
Abbiamo accennato al richiamo al n. 73 dell’Evangelium Vitae, che sembrava un passaggio inevitabile: e così padre Giorgio Carbone e Tommaso Scandroglio si sono confrontati sulla doverosità della azione diretta a limitare i danni, sostenendo il primo che “limitare i danni è un dovere” e il secondo che “si deve perseguire il bene, non l’utile”.
Mons. Giampaolo Crepaldi, nel suo intervento del 17 luglio, ha specificato, sul punto che “Governo e Parlamento devono prendere in mano l’intera questione della fecondazione eterologa dopo la sentenza della Corte costituzionale, come si evince, tra l’altro, da alcuni passaggi della stessa motivazione della Corte e da alcuni obblighi che derivano dall’Unione europea. Se l’obiettivo finale di tale impegno deve essere il divieto legislativo di ogni tipo di fecondazione artificiale, sia omologa che eterologa, a fronte della situazione venutasi a creare è opportuno far tesoro di quanto insegnato dall’enciclica Evangelium vitae di San Giovanni Paolo II, che giustifica le iniziative intraprese per ridurre gli effetti negativi sul piano pratico.
Come afferma il paragrafo 73 dell’enciclica, infatti, quando sia pubblicamente nota l’opposizione del parlamentare ad una legge, sia nel suo spirito che nella sua lettera, e garantito l’impegno personale a lottare contro i suoi presupposti culturali e i sui contenuti materiali, egli può dare il suo assenso ad una legge che, pur non essendo soddisfacente in quanto ancora impregnata di elementi eticamente non giustificabili, riduca gli effetti negativi di una legge precedente. Questo è il contesto dottrinale e pratico che motiva in questo momento un impegno in Parlamento contro la fecondazione eterologa anche nella forma di approvazione di leggi che ne riducano sul piano pratico gli effetti negativi.
Nonostante le diversità culturali delle forze politiche e nonostante molte di esse abbiano espresso una posizione consenziente rispetto ad alcuni aspetti della deriva in atto, è possibile ed auspicabile, con la buona volontà di tutti e con l’uso del buon senso, intervenire con una legislazione correttiva e di contenimento, in attesa che l’impegno generale per una rinnovata responsabilità politica renda possibile in futuro una legge giusta in materia e senza minimamente diminuire – anzi! – l’impegno nel Paese perché questo avvenga”.
Giacomo Rocchi

Fonte: Notizie PRO-LIFE: La difesa della vita dopo la sentenza sulla fecondazione eterologa. 1/ La fine della telenovela.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Principi non negoziabili e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.