Nozze gay, luterani aprono ed è fuga di fedeli. Don Mangiarotti: “Il fallimento della sintonia col mondo” | intelligonews

04 Dec 2014Don-Gabriele-Mangiarotti

di Marco Guerra

Il parlamento Finlandese ha votato il venerdì scorso una legge per consentire i matrimoni omosessuali e le adozioni per le coppie gay. L’iniziativa dei legislatori scandinavi ha raccolto il plauso dell’arcivescovo luterano Kari Mäkinen. Ma le dichiarazioni dell’arcivescovo hanno scatenato un’ondata di defezioni da parte dei fedeli della Chiesa luterana finlandese. Nel corso del fine settimana, infatti, il sito ”Lascia la Chiesa” ha registrato un picco di 12mila iscrizioni. Il processo per lasciare la chiesa luterana è molto più lungo e richiede una lettera all’ufficio del registro locale, ma quanto avvenuto è indicativo della distanza tra il sentimento di molti fedeli e l’indirizzo preso da alcuni esponenti apicali delle Chiese protestanti. E il sostegno dell’arcivescovo Mäkinen alla legge sui matrimoni omosessuali, secondo quanto riferisce il sito christiantoday.com, ha provocato anche delle conseguenze ecumeniche: alcuni membri della Chiesa ortodossa russa hanno annullato di un incontro con i luterani finlandesi. Sul processo di scollamento tra i fedeli e le Chiese protestanti che cercano di “piacere al mondo” e rapporti ecumenici con le altre confessioni cristiane, IntelligoNews ha intervistato Don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it.

 

Le Chiese protestanti con queste fughe in avanti sui temi etici non sembrano acquisire nuove schiere di fedeli mentre la devozione e la fede dei semplici sembra essere messa a dura prova. Insomma nei paesi del nord Europa dobbiamo rassegnarci alle Chiese vuote e alla dittatura del pensiero unico?

“Innanzitutto una premessa: non credo proprio che si tratti di «fuga in avanti», dato che la discussione sui temi etici legati alla sessualità sono abbondantemente datate. Si tratta di un processo che ha da un lato nel tardo illuminismo le sue radici e dall’altro nel permissivismo occidentale i suoi profeti. Basterebbe leggere le considerazioni di Augusto Del Noce «L’erotismo alla conquista della società» per rendersene conto. Per il resto ritengo che il cristiano debba avere solo un criterio: la fedeltà all’insegnamento del suo Maestro. Ogni tentativo di compromesso col mondo e con la sua mentalità è condannato a non avere frutti. Che bisogno avrebbe l’uomo di una religione che non porta nulla di nuovo in più rispetto a quello che gli uomini raggiungono già con le loro conquiste e teorie?”

Sul piano ecumenico, quali ripercussioni possono esserci con i protestanti alla luce delle posizioni più progressiste sui temi etici assunte da alcune Chiese luterane e anglicane?

“Ritengo che la strada di un autentico ecumenismo sia da percorrere nella ricerca delle autentiche radici, non nel tentativo – fallimentare – di un accordo sulle conclusioni. E certamente è più fecondo un ecumenismo della missione e del martirio, come già accadeva nei periodi drammatici delle persecuzioni anticristiane, sia naziste che comuniste. Penso all’ecumenismo della verità e della testimonianza dei giovani della «Rosa Bianca»…  Se la ragione del progressismo non è una maggiore fedeltà al Vangelo ma una sintonia col mondo (una sorta di marketing religioso) allora credo che sia destinato al fallimento. A che servirebbe? Non certo a vivere la fede, ma a mascherarsi nel mondo, confondendosi”.

Su quali basi si può riapre il dialogo con quella parte più relativista e secolarizzata dei Paesi protestanti?

“Papa Francesco parla continuamente di «attrazione». Dove vivo io le Monache della Adorazione Eucaristica, fedeli alla Chiesa e senza grilli neomodernisti per la testa, nel giro di pochi anni sono raddoppiate di numero, e la loro presenza richiama giovani e adulti delle più svariate provenienze culturali. Il relativismo non si combatte mettendosi allo stesso livello, ma con la chiarezza di un giudizio che sappia dare, anche con entusiasmo, le ragioni della propria posizione. Un uomo vero non cerca di essere blandito, ma la verità, una verità che apra alla speranza. Che speranza c’è nel secolarismo nordico, che deve nascondere la disperazione della vita, il non senso della esistenza, e che deve fare credere che il suicidio sia una forma di misericordia?”.

In quei Paesi i fedeli vicini ai valori più tradizionali sono destinati ad essere culturalmente emarginati?

“Una volta papa Giovanni Paolo II disse a don Giussani: «Voi siete senza patria», intendendo senza una patria in questo mondo. E Gesù diceva «Siete nel mondo ma non del mondo». Gesù l’hanno messo in croce, ma questo non ha impedito ai suoi di essere portatori di una cultura nuova nel mondo. Semplicemente non aveva il problema del consenso, ma della verità. Troppi, anche tra i cattolici, pensano che se si cede al mondo poi si è più ascoltati. Ma rimangono solo degli «utili idioti», che certo evitano il martirio, ma non contano niente nella società e nella cultura. Sembrano quei genitori che davanti ai figli affermano: «Se dico certe cose non mi parlano più». Ma hanno già finito di educarli, e comunque non c’è già più un dialogo”.

Il rispetto e l’apertura verso gli omosessuali deve comportare necessariamente l’accettazione del matrimonio e dell’adozione tra persone dello stesso sesso? E come e possibile coniugare verità, accoglienza e misericordia?

Non ho mai pensato che matrimonio e adozione per gli omosessuali siano un diritto. La radice di un diritto sta nella natura, nella realtà, e matrimonio, per natura, implica una relazione sessuale tra un maschio e una femmina in vista della trasmissione della vita. Ma non per questo ho mancato di rispetto ad alcun omosessuale. Non confondiamo i piani. In più conosco amici omosessuali che – pur vivendo questa loro condizione, con tutti i drammi e le fatiche che il vivere (indipendentemente dall’orientamento sessuale) comporta – mai si sognerebbero di pensare che la loro relazione sia da assimilare ad un matrimonio, e quindi non la ritengono «famiglia» con tutte le caratteristiche che comporta, adozione in primis”.

È possibile accogliere le coppie gay, senza confondere quello che è il ruolo e la difesa della famiglia tradizionale? 

“Oggi si fa un gran parlare di «coppie gay», dando per scontato che il comportamento omosessuale dia origine a questa modalità di rapporto. Forse sarebbe meglio parlare delle persone omosessuali, affrontando le questioni di relazione, di comportamento, di esperienza che il loro orientamento comporta. Il mettere continuamente in relazione l’omosessualità con la famiglia non aiuta ad affrontare serenamente e seriamente il problema. Come mi è capitato di constatare quando insegnavo nelle scuole che il grande assente era la riflessione sull’essere maschio e sull’essere femmina, così ora non si affronta seriamente la questione della omosessualità, creando in tanti giovani una serie di drammi che poi vengono enfatizzati non per risolvere i problemi ma per affermare una ideologia”.

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