Nuovo Centrodestra, dì qualcosa sull’omofobia!

di Vincenzo Luna

Sul cammino del governo appena costituito incombono problemi reali e complessi – dalla crisi politica ucraina alla crisi economica interna – e problemi un po’ più distanti dalla realtà e di peso minimo, come il pedigrée di alcuni sottosegretari. Restano sullo sfondo le questioni eticamente sensibili, per lo meno quanto a lavori parlamentari; invece a livello di azione di governo l’attuazione della “strategia Fornero-Unar”, soprattutto nelle scuole, è pienamente operativa, e sta provocando in tutta Italia disagi fra docenti, genitori e alunni.

In una intervista di qualche giorno fa al Corriere della sera il sen. Gaetano Quagliariello, appena nominato segretario del Ncd, ha spiegato che l’accordo fra Renzi e Ncd “sulle unioni civili sarà un po’ più difficile, ma potrebbe non essere un terreno di rottura”. La frase è breve, fa coincidere i temi etici esclusivamente con la disciplina delle convivenze, e già così non tranquillizza: da un lato non fa neanche lontanamente presagire che i provvedimenti assunti dai governi precedenti, tesi a imporre l’ideologia del gender nelle scuole attraverso la rete LGBT, conoscano ripensamenti. Dall’altro non menzionare nemmeno da lontano il disegno di legge omofobia, approvato alla Camera a settembre e da allora all’esame del Senato: si dà per scontato che debba passare? E perché mai non considerare quel testo problematico quanto e più delle unioni civili? In fondo, le perplessità su di esso sono attestate dal gran numero di emendamenti di merito presentati dai senatori, in primis proprio da coloro che appartengono al Ncd…

Proviamo allora a riassumere i termini della questione, e focalizziamo l’attenzione su Ncd non perché sia il solo a interessarsi in modo positivo di certe tematiche, ma perché, avendo al proprio interno persone sinceramente impegnate nella tutela della vita e della famiglia, oggi garantisce l’esistenza in vita del governo Renzi. Ci si attenderebbe che il presidio di questi fronti mostrasse da parte dell’intero Ncd coerenza e decisione, e invece è accaduto che esso non ha inserito tali questioni fra le priorità nell’accordo che è alla base della costituzione del nuovo governo: avrebbe potuto subordinare l’appoggio a Renzi a una moratoria riguardante questi temi, ma ha preferito puntare sul mantenimento dei ministeri con portafoglio che già aveva. Parlare, a proposito delle unioni civili – che, è bene ricordarlo, nella discussione al Senato viaggiano sul medesimo binario di discussione del matrimonio fra persone dello stesso sesso – di accordo da trovare, senza necessariamente pensare a una rottura, equivale a riconoscere che quella è invece materia di trattativa. Dunque, l’educazione all’affettività con targa LGBT prosegue indisturbata nelle scuole, la legge omofobia va verso il traguardo, e si punta alla mediazione sulle convivenze: è un bilancio soddisfacente?

Venendo a ciò che è oggetto di trattativa, le ipotesi possono essere o un accordo su una via intermedia, ovvero la decisione di non accordarsi, lasciando per intero la parola al Parlamento: in fondo, le iniziative di legge in materia sono tutte di origine parlamentare. Questo vuol dire vittoria a mani basse di Pd e Sel, con possibili voti aggiunti da M5S e da settori di Forza Italia, senza che – per lo meno per queste ragioni – il governo corra rischi: tenendo distinti Esecutivo da un lato e Camera e Senato dall’altra, la ragione starà con i numeri, oggi preponderanti a favore delle leggi più ostili alla famiglia.

In questo quadro la nomina dell’on. Scalfarotto a sottosegretario ha certamente un valore simbolico, che è stato rivendicato dal diretto interessato (cf. l’intervista a Repubblica di sabato scorso: “sono il primo gay dichiarato ad avere un incarico di governo”). Ma è un valore simbolico non nuovo né originale: da 9 anni una persona che inserisce l’omosessualità nel proprio profilo politico è presidente della regione Puglia; poi è venuto Crocetta in Sicilia, e così via. Probabilmente resterà simbolico: i disegni di legge su omofobia e unioni civili finora sono stati seguiti in Parlamento, per conto del governo, da sottosegretari alla Giustizia, e se l’omofobia tornasse alla Camera Scalfarotto non potrebbe esserne nuovamente il relatore, avendo acquisito un differente ruolo istituzionale, che peraltro lo impegna su altri fronti.

Come è stato per la legge omofobia, che ha rallentato la sua corsa rapida solo quando qualcuno è sceso in piazza per protestare e ha riempito le sale dei convegni per illustrarne il carattere liberticida, così oggi per l’intero “pacchetto” la sola possibilità di indurre a ragionevolezza sta nella mobilitazione diffusa: il che vale in assoluto, e vale in particolare a comunicare a un partito che si dice di centrodestra e sostiene un governo molto a sinistra, che per il suo potenziale elettorato vita e famiglia hanno ancora peso.

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