Nuovo libro contro i credenti, ma il mondo non ne può più | UCCR

«La molla atea che ha avuto inizio poco più di un decennio fa è finita, grazie a Dio. Richard Dawkins è oggi considerato da molti, anche molti non credenti, come una figura di scherzo». Così inizia un recente articolo pubblicato sul magazine inglese The Spectator. Lo stesso PZ Myers, collega di Dawkins nel proselitismo laicista, ha infatti riconosciuto: «credo seriamente che siamo sull’orlo di una crisi».

Stesso copione su The Week: «Il mondo ha davvero bisogno di un altro nuovo ateo manifesto? No, lo stile ateo provato nei libri di Sam Harris, Richard Dawkins, Daniel Dennett e il compianto Christopher Hitchens ha raggiunto un punto morto. Se l’ateismo è vero, è tutt’altro che una buona notizia». A proposito di Hitchens, vale la pena leggersi questa micidiale stroncatura di tutta la sua carriera intellettuale da parte di un suo ex-collega a Vanity Fair, Michael Wolff.

 

Credenti e non credenti sono tutti stanchi e annoiati dell’aggressione alle persone religiose, della ridicolizzazione di chi ha fede in Dio, dell’anticlericalismo ottocentesco. Lo si è visto benissimo nelle reazioni all’ennesimo libro, “The God Argument” di un intellettuale laicista, AC Grayling, in cui ricopiando Dawkins, Odifreddi e amici vari non fa che deridere le religioni, denigrare i credenti e inneggiare all’umanesimo. «Grayling nella prima parte è come un profeta del Vecchio Testamento, arrabbiato e ringhioso verso i religiosi per la loro stupidità e l’ipocrisia, nella seconda parte si trasforma invece in un predicatore evangelico. L’umanesimo è per lui la via, la verità e la vita», secondo una recensione dissacrante su The Independent.

 

Il filosofo newatheis ammette che la religione è stata responsabile della nascita e dello sviluppo dell’arte e della musica, ma cerca poi di incasellare -come già tentato da Michael Onfray nel suo “Trattato di ateologia” e confutato da Matthieu Baumier nel suo “Antitrattato di ateologia”– gli «psicopatici atei Hitler e Stalin come religiosi praticanti per il loro totalitarismo e la la loro inimicizia ai valori dell’Illuminismo. Questo non è solo una strambata semplicistica ma è un insulto per i milioni che sono morti a causa della loro fede», è il commento di Catherine Pepinster. La quale conclude: «Il serio “Manifesto per l’Umanesimo” di Grayling ha avuto lo stesso effetto di quello che ha il mangiare troppa lattuga per Peter Rabbit». Inutile dire che le tesi principali di Grayling sono state in ogni caso puntualmente abbattute da Craig Brown sul Dailymail e da John Cornwell sul Financial Times.

 

Damon Linker dell’Università della Pennsylvania spiega che «sapere che siamo soli nell’universo, che nessuno ascolta o risponde alle nostre preghiere, che l’umanità è del tutto il prodotto di eventi casuali, che non abbiamo più dignità di grumi inumani non-animati, che siamo impotenti di fronte all’annientamento nella morte, che le nostre sofferenze o le nostre gioie sono completamente inutili, che le nostre vite e i nostri amori non hanno senso, che coloro che commettono mali orribili ed eludono la punizione umana la faranno franca con i loro crimini impuniti…tutto questo (e molto altro) è assolutamente tragico. Gli atei onesti lo capiscono», peccato che oggi non ce ne siano più. Anzi, si assiste ad un fenomeno imbarazzante e sciocco di orgoglio del nichilismo.

 

Theo Hobson non concorda con questo sguardo completamente privo di speranza verso il movimento ateista: è vero, «i “new atheist” sono riusciti a convincere loro stessi che la religione è fondamentalmente cattiva e che l’intellettuale coraggioso dovrebbe urlare contro di essa. Il successo di cinque o sei autori atei, da entrambe le sponde dell’Atlantico, sembrava annunciare un nuovo e forte movimento. L’ateismo è ancora con noi, ma i suoi sostenitori più giovani sono riluttanti a competere per il ruolo di discepolo di Dawkins». Ammirano molto di più l’atteggiamento rispettoso di Julian Baggini, che riconosce senza problemi le virtù della religione e il fatto che l’umanesimo abbia bisogno di imparare da essa. Oppure Alain de Botton, il filosofo laico che ha chiesto ai non credenti di imparare una nuova etica dalle persone religioso. Ma anche Douglas Murray, Polly Toynbee o Andrew Brown, tutti autori agnostici che disprezzano le crociata atee e che sono attratti dal cristianesimo.

 

In Italia la situazione è ancora più solare: i pochi estremisti laici sono tutti concentrati tra “Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano”, ma hanno in gran parte superato l’età della pensione. Tra una ventina di anni il mondo potrà forse liberarsi finalmente dei fomentatori di odio verso le religioni e il dialogo rispettoso e fruttuoso tra credenti e non credenti conoscerà una nuova stagione. Speriamo non sia solo una illusione.

Fonte: Nuovo libro contro i credenti, ma il mondo non ne può più | UCCR.

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