Nuovo libro sull’attività anti-nazista di Pio XII

Fin dagli anni ’60 una determinata pubblicistica insisteva a presentare in negativo la figura di Papa Pacelli, lasciando trapelare una Sua sostanziale passività durante gli anni della seconda guerra mondiale, e una certa simpatia del Papa verso la Germania che, in periodo nazista, era dominata dalla croce uncinata.

Quello che, da un punto dell’analisi storica, risultava non chiaro era il perché ci si focalizzava tanto su Pio XII mentre, al contrario, si taceva su molte altre situazioni a dir poco drammatiche. Ormai, sia dagli studi storici che dalle inchieste giornalistiche e dalle indagini di alcuni ricercatori stavano emergendo delle realtà terribili:

-la non solidarietà di vari Paesi verso gli ebrei allo scoppiare della tragedia hitleriana;
-l’intesa commerciale di ditte americane con il governo del Terzo Reich. Ad esempio ad Auschwitz le calcolatrici usate nel lager erano targate IBM;
-le molte ombre gravanti sulla Svizzera: l’oro strappato agli ebrei era fuso in lingotti, questi venivano trasferiti nei caveaux elvetici e il governo nazista, con il liquido che riceveva, acquistava il necessario per proseguire la guerra (diversi processi sono stati celebrati al riguardo);
-le decisioni di morte di Stalin anche nei confronti dei cristiani (nell’ordine di milioni);
-i silenzi degli Alleati che, pur sapendo dell’imminente razzìa degli ebrei romani (e di altri ebrei) non informarono i diretti interessati per paura che venisse scoperta la loro rete di intelligence;
-i silenzi della Croce Rossa Internazionale (alcuni suoi membri avevano visitato dei lager);
-l’inattività della Resistenza davanti alla razzìa dei ebrei romani

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