Odessa. La vera storia e la leggenda nera

Recensione

Un libro di Piero Vassallo e Sergio Pessot, per chi non si accontenta delle verità preconfezionate dalla storiografia di regime

di Paolo Deotto

Esistono diversi modi di scrivere la Storia. Il più diffuso, quello che dà la sicurezza di un certo volume di vendite e di benevole recensioni sulla stampa, consiste nel prendere scrupolosa nota della/e ideologia/e da difendere, indi descrivere avvenimenti, personaggi, esiti, con l’unico scopo di servire bene l’ideologia e gli interessi di quanti la sostengono.

Questo metodo comporta anche il notevole vantaggio, per lo scrittore di Storia, di risparmiare tanta fatica: è inutile cercare fonti, documenti, testimonianze, o che altro: la “verità” è già pronta, basta adeguare i fatti (veri, falsi, distorti che siano) alla “verità”, già scritta in anticipo.

Lo storico che agisce così viene coccolato, recensito dai grandi organi di stampa, e spesso può ricevere anche una laurea honoris causa. E fa anche un bel mucchio di quattrini, il che non guasta mai.

C’è poi un altro metodo per scrivere la storia: consiste nel cercare documenti, testimonianze, confrontare diverse fonti ed esprimere giudizi solo quando si è ragionevolmente sicuri di avere indagato a sufficienza. Questo sistema, seguito da alcuni stravaganti scrittori, comporta in genere una totale emarginazione da parte della critica di regime, quella che compare sui fogli “perbene” che si leggono negli stessi eleganti salotti in cui negli anni passati si parlava con malcelato affetto dei brigatisti rossi. Lo storico che segue questo metodo viene di norma subito classificato in categorie infamanti, dal reazionario, al clerico-fascista, fino a quelle di moda pro-tempore (attualmente una delle più paurosamente infamanti è quella di “omofobo”).

Lo scrittore di questa categoria resta povero, non viene coccolato e deve anche essere un tantino pazzo, perché persevera nel suo metodo, spiegando che a lui interessa cercare la verità, quale che sia, magari anche quella scomoda e non remunerativa.

Di sicuro Piero Vassallo e Sergio Pessot fanno parte di questa seconda categoria di storici: lo hanno dimostrato già con altri lavori, e ora lo ribadiscono con il bel libro “Odessa. La vera storia e la leggenda nera”, di recente edito da NovAntico di Pinerolo.

ODESSA (ossia: Organisation der Ehemaligen Ss-Angehorigen): con questo nome si definì un’organizzazione che nel dopoguerra, secondo la storiografia “ufficiale”, aveva il bieco compito, disponendo tra l’altro di ingentissimi mezzi finanziari, di salvare quanti più criminali di guerra possibile, con lo scopo di costruire un nuovo Reich. I criminaloni venivano fatti espatriare clandestinamente, su navi in partenza dal porto di Genova, verso l’Argentina, a opera di organizzazioni legate alla più bieca reazione: servizi segreti americani, associazioni clandestine neofasciste e, poteva mancare?, la Chiesa cattolica. Periodicamente il nome “Odessa” riemerse dalla nebbia, riportato in versioni romanzate, o in scoop giornalistici e televisivi, dove si affermava di aver scoperto nuovi documenti e nuove rivelazioni. Si arrivò così al 2003, quando Andrea Casazza, sul “Secolo XIX”, pubblicò un servizio che doveva “far luce” sui segreti di Odessa, ma che in verità altro non faceva che portar acqua al mulino delle posizioni più ferocemente anticlericali, da sempre fissate sul connubio Chiesa-fascismo, a cui si poteva aggiungere Chiesa-nazismo, Chiesa-ustascia e così via. L’articolo, fazioso nei confronti della Chiesa genovese e del Cardinale Giuseppe Siri  (all’epoca Vescovo ausiliare di Genova), ben si inseriva in quel filone di storiografia pilotata che ormai dava per fatto certo e acquisito la complicità della Chiesa cattolica con nazismo e fascismo (senza la capacità, tra l’altro, di vedere le differenze tra i due movimenti politici) e che aveva avuto il suo caposcuola in un teatrante tedesco, Rolf Hochhuth, che sarebbe rimasto giustamente nei sottoscala della storia del teatro se non avesse messo in scena, con istruzioni e finanziamenti del KGB, l’ormai famoso falso teatrale “Il Vicario”, una malvagia diffamazione di Pio XII. Scopo principale di Casazza era insomma accusare la Chiesa cattolica genovese di aver sottratto al giusto castigo numerosi criminali di guerra e di aver fatto questo per le affinità ideologiche che la legavano agli stessi.

Il Cardinale Bertone, all’epoca Arcivescovo di Genova, fece pubblicare dal “Settimanale Cattolico” una sorta di memorandum difensivo, il cui scopo era di dimostrare l’estraneità della Chiesa genovese alle vicende di Odessa.

Il libro di Vassallo e Pessot è quindi scritto per sostenere le tesi “ufficiali” della Curia genovese? Nossignori! Come vi dicevamo prima, i nostri due amici fanno parte della categoria degli storiografi pazzi, ovvero di quelli che hanno la fissazione della verità, e non risparmiano quindi critiche a chi vuole distorcere la verità, sia per odio verso la Chiesa, sia per pavidità.

I due Autori non negano la partecipazione della Chiesa genovese all’operazione Odessa, ma chiariscono come e perché questo avvenne, né la cosa è difficile se si ha l’onestà di leggere – senza le lenti deformanti dell’ideologia – la reale situazione dell’Italia nel dopoguerra.

La spaventosa macelleria che seguì alle giornate del dopo 25 aprile, spesso sotto l’occhio cinico degli Alleati, interessati a “lasciar sfogare” per un po’ le tensioni interne, altro non fu che la feroce prosecuzione dei veri motivi che avevano spinto alla lotta partigiana le formazioni comuniste. L’utopia della “rivoluzione proletaria” poteva finalmente esprimersi con il suo unico linguaggio, quello del sangue, e la lotta contro fascisti e tedeschi non era che la tappa di un cammino ancora da percorrere. La storiografia “ufficiale” ha sempre elegantemente glissato sullo scempio del diritto e della civiltà che furono i “Tribunali del popolo”, responsabili di migliaia di condanne a morte frettolose e arbitrarie. A queste si aggiungevano le vendette private, gli atti di vero banditismo con copertura ideologica, in un clima ben descritto nei libri di uno scrittore non certo filofascista come Giampaolo Pansa. Così, in barba alle consuetudini della civiltà, che impongono il rispetto del nemico vinto, il clima dell’Italia nel dopoguerra fu un clima di terrore, di persecuzioni, di esercizi di opportunismo da parte dei molti che seppero saltare la barricata e si costruirono una verginità politica con la ferocia verso gli ex-amici.

Poteva la Chiesa cattolica assistere inerte a queste cose? Certo, avrebbe potuto farlo una “Chiesa” di uomini pavidi, immersa completamente nella logica mondana; non poteva farlo, né lo fece, una Chiesa in cui esistevano ancora uomini per i quali la Carità cristiana era la guida del vivere quotidiano, e che si rendevano conto che di fronte a una “giustizia” crudele e di parte l’unica soluzione era la fuga, per far cessare un assurdo fiume di sangue. A ciò si aggiunga il fatto che molto spesso i fuggiaschi che chiedevano e ottenevano l’aiuto della Chiesa erano privi di documenti, o forniti di documenti falsi, cosa non infrequente nel caos del dopoguerra, e quindi non mancarono certo le fughe di personaggi “eccellenti”. Qui sarebbe interessante aprire un altro capitolo sulla vera natura e sul reale valore della “punizione” dei criminali di guerra, culminata in quella Norimberga che vide sul banco degli accusati uomini che senza dubbio avevano commesso atrocità, spesso giudicati da chi aveva commesso atrocità, ma aveva vinto la guerra. I rappresentanti delle stesse Nazioni alleate che avevano compiuto massacri di civili con bombardamenti terroristici, o che in nome del comunismo avevano distrutto milioni di vite umane, sedevano al banco dell’accusa… Ma non divaghiamo.

Torniamo al libro di Vassallo e Pessot, per concludere. È un libro da leggere, appassionante come un romanzo, ma è un libro che ha l’enorme pregio di far luce su avvenimenti per troppo tempo falsificati dalla storiografia di regime. Gli Autori mettono bene in luce le falsità dell’accusa, guidata da quell’ossessivo anticlericalismo che ormai è diventato merce quotidiana, grazie anche a una storiografia falsa che per decenni ha potuto impunemente diffamare la Chiesa cattolica. Ma, come dicevamo, su “Odessa” non mancano le critiche, motivate, a un triste opportunismo cattolico, preoccupato più di salvare una “immagine” verso la (in)cultura ufficiale, che di dire la verità, anche se scomoda, e spiegare i perché di un comportamento ispirato alla carità e al soccorso verso i vinti e perseguitati.

Molto opportunamente il libro si chiude con un capitolo dedicato alla riabilitazione di Pio XII, il grande Pontefice contro cui si è scatenata una campagna denigratoria feroce e basata solo sulla falsità. La Chiesa cattolica fu pronta e denunciare gli errori del nazismo , ben prima delle pavide democrazie europee e fu in prima linea per salvare migliaia e migliaia di ebrei dal furore nazista, come riconosciuto fino ai primi anni sessanta da tanti esponenti di primo piano del mondo ebraico. Poi arrivò la diffamazione organizzata e scientifica, affidata al killer Rolf Hochhuth. La diffamazione contro Pio XII ben si inserisce nel filone anticattolico che nutrì le leggende su Odessa, e molto opportunamente gli Autori ne parlano.

Comprate quindi questo libro: sapere la verità fa sempre bene, e aiuta a essere davvero liberi.


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Fonte: www.riscossacristiana.it.

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