Ogni vita è «degna di essere vissuta»

«Non può essere negato che il prezzo (delle malattie genetiche) sia alto, in termini di sofferenza per l’individuo e di oneri per la società. Senza menzionare quel che sopportano i genitori! Se questi individui potessero essere eliminati precocemente, il risparmio sarebbe enorme! Ma noi possiamo assegnare un valore a quel prezzo: è esattamente quello che una società deve pagare per rimanere pienamente umana».
(Jérôme Lejeune)

E’ di oggi la notizia (e il video) del quindicenne autistico che in una scuola del Vicentino viene picchiato e insultato dall’insegnante di sostegno e da un’assistente sociale.
Mentre la giustizia fa il suo corso, io penso che la violenza è una, e fa male sempre. Il video, infatti, è inguardabile: stringe il cuore.
Insomma: non esistono tanti tipi di violenza, come vorrebbero farci credere. Non è vero che vale meno la vita di un giovane autistico, rispetto a quella di un sano (o viceversa); e non si possono usare scale di valore, per la vita del barbone cosparso di benzina mentre dormiva in una panchina a Rimini, o della giovane Fabiana, a cui il fidanzato ha barbaramente dato fuoco. La storia ci insegna che quando si comincia a distinguere tra una vita e un’altra vita, qualcuno si sentirà legittimato a prendere provvedimenti per gli “indesiderati”. Le coscienze saranno anestetizzate e nessuno poi si meravigli, dovesse farsi spazio una nuova “soluzione finale”, dal sapore relativista & postmoderno.
Mentre a Barbarano, in provincia di Vicenza, la giustizia fa il suo corso, mi dico che è una battaglia culturale ed educativa, quella per tutelare il rispetto della vita e della persona (maschi, femmine, sani, malati, bambini, giovani, anziani…). Educazione in famiglia, a scuola, nei mezzi di comunicazione di massa. Occorre educare il cuore, ed è questa la priorità. Prima ancora che informare sulle vigenti leggi, partorite da chi dice di avere a cuore «la magnifiche sorti e progressive» (!) dell’umanità.
Sì, perché – tanto per fare un esempio – in Gran Bretagna, nel rispetto delle leggi, il 92% dei bambini con sindrome di Down, individuati con diagnosi prenatale, vengono uccisi mediante l’aborto; in Francia, il 96%. La legge permette di farli fuori se un medico certifica che la malformazione potrebbe costituire un grave pericolo per la salute di sua madre.
Spariranno i Down. Mica perché la scienza ha trovato una soluzione alla trisomia 21! No. Perché – inutile che ce la raccontiamo – sono degli indesiderati. Vite di serie Z, da sopprimere prima che turbino e disturbino la vista. In barba alla prosopopea che accompagna la Giornata mondiale per la sindrome di Down, da poco istituita, che così si loda (e s’imbroda): «Un riconoscimento di grande importanza e un ulteriore passo in avanti nel lavoro di tutela e salvaguardia dei diritti e della dignità della persone con sindrome di Down in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove molte persone con sdD sono discriminate, vittime di pregiudizi o, nei casi peggiori, relegati all’interno di istituti, senza la possibilità di condurre una vita piena, autonoma e dignitosa».
Mentre la giustizia nel Vicentino fa il suo corso e sono indagate l’insegnante e l’assistente sociale che hanno picchiato e insultato il quindicenne autistico, provo a rispondere al male con il bene, alla violenza con la tenerezza.
Vi regalo questo video. Ci ricorda che gli esseri umani non chiedono innanzitutto la perfezione. Chiedono amore.

Fonte: Ogni vita è «degna di essere vissuta».

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