Omofobia e blasfemia: identico schema | Libertà e Persona

Riceviamo questa lettera e la pubblichiamo.

di Andrea Cavalleri

Il mondo si è commosso per la vicenda di Asia Bibi, una lavoratrice cristiana, madre di famiglia, incarcerata (e condannata a morte) in Pakistan per aver pronunziato parole prive di malizia. Il fatto avvenne così: alcune delle colleghe di Asia cercavano di convincerla a convertirsi all’islam. Durante la discussione, Bibi ha risposto parlando di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità, e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro. Le musulmane si sono offese, e dopo aver picchiato Bibi l’hanno chiusa in una stanza e l’hanno denunciata.
Il seguito è noto: il carcere e la condanna a morte, per il momento sospesa grazie alla pressione dell’opinione pubblica internazionale.

Come è stato possibile incriminare Asia? Grazie alla legge contro la blasfemia, che nei paesi islamici viene utilizzata non solo per condannare l’insulto a Dio e l’offesa del sentimento religioso della popolazione, ma anche per reprimere la minima critica o dissenso nei confronti della visione islamica del mondo. Così l’avvocato cristiano Naeem Shakir: “Con la maschera di evitare la bestemmia e la blasfemia, questi gruppi vogliono imporre il loro stile di vita e una interpretazione restrittiva dell’islam alla società. Vogliono ledere i diritti e le libertà individuali, soprattutto delle minoranze religiose e delle donne. Vogliono sfidare perfino le leggi scritte”.

L’accenno alle leggi scritte è particolarmente significativo per introdurci al cuore del discorso. Si dà il caso che la maggioranza delle nazioni musulmane abbiano una costituzione laica, che non si limita a trascrivere la sharia. Pertanto non è reato seguire una religione diversa, non è reato avere opinioni personali e così pure esprimerle, purché in modo rispettoso. Tuttavia l’integralismo islamico ha trovato il modo di aggirare le leggi liberali tramite il trucco del vittimismo. Ovvero, tramite il pretesto di richiedere una tutela dalle offese, (la legge anti blasfemia) si è dotato di uno strumento molto duttile con cui può procedere alla persecuzione dei dissenzienti.
È importante capirne i meccanismi.

Primo: l’offesa del sentimento religioso non è un dato oggettivo verificabile e questo consente estensioni illimitate all’interpretazione di ciò che è offensivo o blasfemo.
Secondo: proprio perché non è possibile inquadrare oggettivamente e in modo circoscritto in cosa consista il reato, i giudici esercitano una discrezionalità molto ampia nelle loro valutazioni a riguardo.
Terzo: i giudici sovente sono musulmani, quindi già inclini a essere poco laici, ma quand’anche avessero spirito laico o imparziale, i criteri interpretativi che adottano possono essere influenzati dalla pressione culturale o ambientale, dall’azione della stampa e delle lobby e, non dimentichiamolo, dall’intimidazione personale.
Quindi i processi per blasfemia, all’atto pratico, si riducono a un linciaggio morale (seguito non di rado da quello materiale) di un capro espiatorio, che va punito per educarne cento.

Per queste ragioni, la legge contro la bestemmia e l’offesa alla religione è il primo obiettivo di tutte le organizzazioni islamiche integraliste. Ad esempio in Tunisia il partito al potere, l’Ennahdha, ha depositato presso l’Assemblea Nazionale Costituente l’ennesima riedizione di una sorta di progetto di legge “anti-blasfemia”, che, col pretesto di voler “garantire la libertà d’espressione” a tutti, in realtà avrebbe come obiettivo quello“d’islamizzare totalmente la società prima, lo Stato poi”, rimasti entrambi “laici” dai tempi dell’indipendenza (dalla rivista on line “Jeune Afrique”)

Non si pensi che lo schema sia appannaggio solo dei Paesi musulmani o arretrati. Ad esempio nella civilissima America ove vige il primo emendamento, che garantisce a tutti libertà di stampa e di parola, le logiche lobbystiche ricorrono alla stessa impostazione pseudo vittimistica per aggredire il libero dissenso. Sentiamo a riguardo l’intellettuale ebreo Noam Chomsky: “Negli Stati Uniti, è stato sviluppato un sistema di intimidazione alquanto efficace per zittire la critica. Lasciate che vi fomisca un esempio. Prendete la Anti-Defamation League (ADL, Lega Anti Diffamazione), il B’nai B’rith, che viene considerata una organizzazione per i diritti civili. È alquanto ridicolo. In realtà è un’organizzazione volta a cercare di diffamare, intimidire e ridurre al silenzio le persone che criticano le attuali politiche israeliane, qualunque possano essere.”

Credo che tutti si rendano conto di quanto le accuse di “antisemitismo” siano inflazionate, palesemente esagerate e usate a sproposito.

Alla luce di questi esempi, decisamente illuminanti e purtroppo profetici, possiamo cogliere, tramite un’analogia smaccatamente identica, il significato della legge anti omofobia.
Cos’è infatti l’omofobia? Di certo non un atto, di certo non un’associazione, in fondo non è neppure una linea di pensiero; ammesso che esista qualcosa che si possa chiamare con quel nome, è una cosa molto simile a un sentimento. Gli omosessuali sono dunque minacciati da un sentimento? Non sembrerebbe, dato che sfilano mostrando tutto il loro “orgoglio gay”. E poi la legge tutela già tutte le persone allo stesso modo, qualunque preferenza sessuale abbiano, dunque che bisogno c’è di una legge specifica per proteggere gli omosessuali? In base alla stessa logica dovremmo fare leggi analoghe per i calciatori, i barbieri, le prostitute e le zitelle? Assurdo, talmente assurdo che una reale definizione giuridica dell’omofobia non è possibile e questo è l’aspetto più pericoloso della faccenda.

Infatti punire qualcosa di vago e indefinito è quanto di più ingiusto ed arbitrario si possa concepire, dato che i giudici saranno costretti a pronunciarsi più in base alle loro simpatie e sentimenti che non in base a fatti accertabili. Come nel caso dell’antisemitismo, presto omofobi saranno detti non coloro che non amano i sodomiti, ma coloro che non sono da essi amati.
Come nel caso della leggi anti blasfemia, il reato di omofobia sarà usato per reprimere ogni minimo dissenso critico nei confronti dell’omosessualità. Anzi, peggio ancora, il reato verrà adoperato esattamente allo scopo di perseguitare chiunque non sia perfettamente inquadrato in linee di pensiero e di sentimenti (!) favorevoli all’omosessualità.

Ma poi esiste davvero un mondo omosessuale che vuole perseguitare il diverso da sé? Quasi certamente no. La nuda e cruda verità è che questa legge liberticida non sembra altro che la ricerca di un casus belli per promuovere la persecuzione religiosa, a danno soprattutto dei cristiani (tanto per cambiare). E non c’è bisogno di compiere lunghe ricerche per scoprire chi possa desiderare questi esiti: le centrali del laicismo, ove il termine “laicismo” è l’eufemismo che di solito si usa per intendere “massoneria”. E oggi la prima centrale del laicismo continentale è la burocrazia di Bruxelles, l’ignobile Europa giacobina, che, non paga di trascinarci in una terribile crisi economica, non soddisfatta di inghiottire voracemente tasse e balzelli per offrirci in cambio leggi di importanza capitale come quella sulla curvatura delle banane, vuole puntare decisamente al conflitto sociale e religioso, tanto auspicato dalle menti illuminate dei piccoli Robespierre della Commissione: i Barroso, i van Rompuy i Solana… e naturalmente in nome della democrazia, dato che i Barroso, i van Rompuy e i Solana non sono mai stati eletti da nessuno.

È triste pensare come l’Europa e segnatamente l’Italia, che sono state la culla del diritto, si incamminino speditamente per queste vie di barbarie incivile e totalitaria.
Ed è doppiamente triste pensare che se il pretesto per la repressione nei paesi islamici è il nome di Dio, qui ci siamo abbassati a farlo in nome dello sfintere anale.
Loro avranno il Califfo e noi il gran Proctologo.

Fonte: Omofobia e blasfemia: identico schema | Libertà e Persona.

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