Omofobia e fascismo

CCare amiche, cari amici,
“Omofobo” è l’insulto equivalente a “fascista” degli anni successivi al 1968. Allora veniva qualificato come fascista chiunque fosse contrario al comunismo. Fascista era chi preferiva la femminilità al femminismo. Fascista era chi riteneva che l’autorità avesse un ruolo importante nella vita privata e pubblica e non sfociasse necessariamente in autoritarismo repressivo. Fascista, insomma, era chi non fosse politicamente corretto e allineato. E una brutta conseguenza era che molti giovani diventavano fascisti senza sapere nulla del fascismo, ma solo per contestare la vulgata di moda, oppressiva e noiosa.

Oggi accade la stessa cosa. I diritti dei gay sono diventati un’ossessione, che  turba Obama e i governi occidentali, quasi che il matrimonio dei gay fosse una priorità indispensabile per uscire dalla crisi economica. Ma chi si azzarda a dire qualcosa di normale, come per esempio che i bambini non nascono da due omosessuali e hanno diritto a un padre e a una madre, viene subito massacrato mediaticamente (per ora almeno, ma anche dopo il Sessantotto la violenza cominciò dal linciaggio giornalistico). È capitato poche ore fa all’ex ministro Ignazio La Russa, che ha detto una cosa ovvia. Addirittura Ernesto Galli della Loggia, che spesso è politicamente corretto, ha denunciato l’anomalia che oggi chi dice cose normali viene attaccato come se fosse fuori dal mondo.

La situazione è grave perché il vero obiettivo della campagna mondiale contro l’omofobia e per l’ideologia del gender è cancellare nell’uomo l’idea che esista una natura sessuata da accogliere. E quindi negare che esista un artefice della natura, un Dio creatore a cui l’uomo dovrebbe affidarsi per il suo bene e per la sua felicità.

Tutti hanno paura di fronte a questa violenza che monta contro la normalità. Addirittura Silvio Berlusconi ha avuto paura di apparire omofobo.

Nella stessa Chiesa serpeggia la paura. Paura di scontrarsi con la violenza del mondo e paura per la presenza di una lobby omosessualista che opera anche dentro il corpo di Cristo. Già nel 1986 la Congregazione per la dottrina della fede denunciava chi all’interno della Chiesa operava perché quest’ultima modificasse la sua dottrina sul punto. Se leggete il recente libro di Roberto Marchesini su Magistero e omosessualità (Sugarco) potrete vedere come la Sposa di Cristo abbia sempre fatto il suo dovere nello spiegare la bellezza del disegno di Dio sull’amore umano e la sessualità, in particolare con il grande Magistero sulla teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Spiegare, non solo condannare le ideologie trasgressive, come conviene in un’epoca in cui è saltato il senso comune e quindi la gente ha bisogno di riscoprire i fondamentali, che ha perduto o non ha mai ricevuto.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Newsletter n° 79 – Omofobia e fascismo.

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