Omofobia: Gigli precisa, Cascioli risponde

Caro Direttore,

leggo con rammarico il suo editoriale, pubblicato su La Nuova Bussola di oggi.
Mi spiace che non si riesca a cogliere il senso del lavoro che stiamo cercando di fare, almeno per quanto mi riguarda personalmente; visto però che il fuoco amico prosegue, voglio augurarmi in buona fede, interrompo la pace familiare della vigilia dell’Assunta, per rispondere ad almeno alcune delle inesattezze che mi riguardano.

Del tema omofobia mi sono occupato in Parlamento fin dall’inizio della Legislatura, lottando dentro il mio gruppo parlamentare perché non prevalesse la proposta di legge dell’On. Scalfarotto, firmata da circa 180 deputati di tutti i partiti, tra i quali molti dei miei colleghi di Scelta Civica.

Dopo che il PdL (si proprio il PdL!) ha convenuto su un testo unificato (Scalfarotto-Leone), ho partecipato a diverse riunioni volte a limitare ulteriormente i danni, non giudicando il testo unificato soddisfacente
Ho volontariamente sostituito un collega assente per partecipare attivamente ai lavori sul tema della Commissione Giustizia, della quale non sono membro. Ho seguito, ma solo come osservatore, anche quelli della Commissione Affari Costituzionali, oltre a quelli della mia Commissione di appartenenza (Affari Sociali), la meno coinvolta nella materia.

Ho presentato diversi emendamenti, consultabili sul sito della Camera, avvalendomi anche della consulenza di giuristi vicini a LBNQ.
Sono intervenuto in discussione generale con un discorso molto critico, del quale il suo giornale ha riportato ampi stralci.
Soprattutto, mi sono adoperato per tenere aperti tutti i canali di comunicazione, asciugando per quanto possibile la portata negativa della legge.
A questo riguardo ho sempre sostenuto e continuo a sostenere che non basta aver sminato il terreno dal reato di opinione, ma che bisogna salvaguardare anche la libertà di insegnamento e quella delle istituzioni, oltre ad evitare che la nuova legge possa essere usata per attaccare le leggi esistenti che regolano la famiglia, l’adozione e la procreazione assistita.

Sono consapevole, tuttavia, del fatto che esiste in Parlamento una forte volontà di arrivare alla rapida approvazione della legge antiomofobia e che vi è un’ampia maggioranza disposta a sostenere un testo ancora più negativo.
Sono altresì convinto che è più facile fare dichiarazioni di principio e piantare bandierine, piuttosto che lavorare pazientemente per trovare convergenze utili a limitare i danni.

È proprio per cercare di conseguire il massimo risultato che noi parlamentari abbiamo il dovere morale di non tagliare i ponti con la componente più disposta a trattare, senza per questo calare le braghe e mantenendo  la libertà di votare contro (come io resto impegnato a fare) se i progressi, come temo, si rivelassero malgrado tutto insufficienti.
Dobbiamo continuare a sperare che lo slittamento a settembre e l’azione di controinformazione, anche grazie al suo giornale, possano aiutarci a recuperare il gap di consapevolezza del nostro mondo, che solo tardivamente si sta rendendo conto della portata del provvedimento, troppo a lungo sottovalutato.
Un’ultima piccola annotazione polemica: presentare 400 emendamenti  non è necessariamente produttivo ai nostri fini. Nel caso specifico forse non è servito neanche a far ritardare l’esame del provvedimento….

Buona festività dell’Assunzione. Sia per tutti noi un invito a puntare in alto.

Cordialmente

Gian Luigi Gigli

 

Gentile on. Gigli,

la ringrazio della sua lettera pacata pur nel disappunto per il mio editoriale. E la ringrazio per aver voluto chiarire la sua posizione personale, il che sicuramente contribuisce a un dialogo costruttivo.

Non ho mai pensato che lei sia disinteressato al tema omofobia ed è proprio per questo che giudico sorprendente trovare la sua firma in un documento che la accomuna a personalità politiche che sono state completamente assenti dal dibattito sull’argomento o, addirittura, su posizioni più prossime a quelle di Scalfarotto e compagni. Il problema, per noi, non è di partito o schieramento ma sulla difesa del diritto naturale.

Con questo spirito abbiamo seguito fin dall’inizio il dibattito (sarebbe meglio dire monologo) sull’omofobia – contrariamente ad altri giornali del nostro mondo che, come lei dice, hanno fatto fatica a rendersi conto della portata del provvedimento – e non abbiamo esitato a mettere in primo piano “l’inciucio Pd-Pdl” in materia quando questo si è palesato. Onestà vuole però che venga riconosciuto che una vera opposizione in Commissione Giustizia e anche una sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica sia stata fatta da pochi esponenti del Pdl e dalla Lega Nord, citati nel mio editoriale. Voi, però, pochi esponenti di Scelta Civica contrari alla legge, vi siete presentati all’opinione pubblica insieme a una schiera di deputati del Pd rivendicando un successo (tutto da discutere) e ignorando volutamente chi contro la legge si è battuto con forza. E’ per questo che considero la “Lettera dei 26” un’operazione prettamente politica – e mi permetta, anche di bassa lega – che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti e con il bene a cui sempre si deve puntare nell’azione politica.

E qui veniamo al punto che credo sia il nodo centrale: è vero che in politica non sempre si può ottenere il massimo possibile, ma rinunciarvi in partenza puntando diritti al compromesso non è né giusto in sé né una buona strategia politica. Tanto più quando, come in questo caso, i margini per fermare il provvedimento in Commissione Giustizia si erano creati. E in ogni caso resta il fatto che una legge sull’omofobia è in se stessa improponibile sia perché in Italia non esiste alcuna emergenza – e sottolineo emergenza – discriminatoria nei confronti delle persone omosessuali sia perché accettare il concetto di omofobia (creazione puramente ideologica) implica l’accettazione dell’ideologia di genere, ovvero il rovesciamento della Legge naturale. Per questo il Magistero spiega chiaramente che l’omosessualità non può essere accomunata alla razza in provvedimenti basati sul principio di non discriminazione, cosa che invece accadrebbe se passasse l’attuale testo.

Quanto poi alla clausola di salvaguardia anche da lei menzionata nella sua lettera come fatto positivo, può leggersi l’articolo di Gianfranco Amato che pubblichiamo oggi su quanto sta avvenendo nel Regno Unito per capire che certe clausole alla prova dei fatti lasciano il tempo che trovano. Non per la cattiveria dei legislatori, ma perché questa è la logica dei provvedimenti pro-omosessualità.

Dunque, non importa quanto emendata, una legge sull’omofobia – tanto più incardinata nella Legge Mancino-Reale – non può essere accettata e bisogna fare di tutto perché non passi. E lei, che per salvare Eluana Englaro si è speso così tanto, sa benissimo che per un parlamentare quello di fare un discorso in aula non è l’unico modo per intervenire e fare sentire la propria voce.

Mi permetta poi un’ultima precisazione, visto che mi accusa di inesattezze sul suo conto. Nella sua lettera lei dice molte cose ma non smentisce le circostanze precise che la riguardano. Soprattutto una è importante per quanto abbiamo detto finora. Lei il 24 luglio si era impegnato pubblicamente a non votare la legge anti-omofobia pur con gli emendamenti migliorativi; ora, firmando la “Lettera dei 26” manifesta esattamente il contrario. A quale Gigli dobbiamo credere? 

Buona festività dell’Assunzione anche a lei e famiglia.

Riccardo Cascioli

Fonte: La nuova bussola quotidiana quotidiano cattolico di opinione online – Omofobia: Gigli precisa, Cascioli risponde.

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