Ora di religione? «Profumo non ha chiaro il Concordato» | Tempi.it

«Non è lezione di catechesi o indottrinamento, ma di valore culturale». Le reazioni di Don Gabriele Mangiarotti, direttore di Cultura Cattolica, alle dichiarazioni del Ministro: «Bisogna rileggersi quello che diceva Paolo Mieli».

«Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso». Le parole del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo sono di quelle destinate a far discutere. «Nelle nostre classi il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il 30 per cento. A questo punto sarebbe meglio adattare l’ora di religione trasformandola in un corso di storia delle religioni o di etica». Dalla sua i dati diffusi di recente dalla Caritas, che parlano di 700 mila alunni figli di extracomunitari, di cui solo il 20 per cento è cattolico. Giusto allora eliminare un insegnamento introdotto più di ottant’anni fa tramite il Concordato del 1929? «No, perché Profumo sbaglia nell’interpretare il valore dell’insegnamento della religione cattolica». A parlare è don Gabriele Mangiarotti, direttore della testata on-line Cultura Cattolica, tra le prime ad esprimere una posizione chiara sulle parole di Profumo. A Tempi.it spiega dove sta l’importanza di questa ora tanto discussa.

Mangiarotti, dove sbaglia il ministro Profumo?
Andiamo a vedere cosa dice il Concordato: «Lo Stato, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche». Qui sta il punto: la religione s’insegna a scuola non come ora di indottrinamento o di catechesi, ma per aiutare a comprendere una componente culturale della nostra storia e della nostra società. A maggior ragione se si vuole favorire l’integrazione di studenti di etnie e credi diversi, è giusto tutelare questo insegnamento.

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