Ora pro Siria: Maaloula non si tocca!

I primi di marzo le notizie di agenzia hanno riferito di un attacco di bande armate contro un posto di blocco militare all’ingresso del villaggio di Maalula. Fortunatamente gli aggressori sono stati respinti e né le case né gli abitanti del villaggio hanno riportato danni. Una vera fortuna perchè se Maalula avesse subito la sorte che è stata riservata ad altri villaggi cristiani posti sulle montagne a cavallo tra Siria e Libano sarebbe stata una sciagura per l’intera Umanità, in quanto non sarebbe stato distrutto solo un paese, ma una testimonianza storica e religiosa di straordinaria importanza.

 

Le case di Maalula sono arroccate su una montagna chiamata Al Qalamoun ad un’altezza di circa 1500 metri a pochi chilometri dal confine libanese e sono abitate da una popolazione interamente e fieramente cristiana. Le abitazioni del villaggio hanno delicati colori pastello, ma alcune sono dipinte in azzurro, è il segno che chi vi abita è stato in pellegrinaggio a Gerusalemme.

 

Nel villaggio sorgono due antichissimi conventi fortificati (segno di quali prove debbano aver subito in passato gli abitanti di Maalula per poter difendere la propria Fede): il primo è il convento di Santa Tecla dove alcune suore greco-ortodosse si occupano dell’assistenza agli orfani e dove custodiscono una grotta reliquiario della santa, il secondo è quello di San Sergio, retto invece da monaci greco-cattolici (i Basiliani del Santissimo Salvatore) ed è un vero e proprio nido d’aquila posto sulla cima di un monte dove anticamente sorgeva un tempio pagano. I due conventi sono collegati tra di loro da una lunga e spettacolare fenditura nella roccia, chiamata Faij Takla, che la tradizione racconta sia stata aperta dal Signore per permettere la fuga dai suoi persecutori a Santa Tecla. Entrambi i conventi sono ricchissimi di icone antiche ed il Convento di san Sergio ha l’Altare principale con una strana forma semicircolare. La spiegazione sta nel fatto che i Cristiani che lo costruirono cercarono di utilizzare alcune strutture dell’antico tempio pagano ( i portali in legno, per esempio, hanno oltre duemila anni) e di conservare l’antica forma anche dell’altare solo eliminando il foro che serviva a far defluire il sangue degli animali sacrificati e levandone le immagini dai bordi.

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