ORIENTAMENTI ALLA RESTAURAZIONE DELLA CIVILTA’

La tradizione italiana all’avanguardia

di Piero Vassallo

Nella scena che rappresenta la dissoluzione della destra intonata al pensiero neo-babelico, il vasto movimento culturale, che si è messo alla ricerca di una entità politica idonea ad interpretare la Tradizione della patria italiana, riceve un importante contributo da un giovane e qualificato filosofo, emergente nella nobile scuola di Pier Paolo Ottonello: Paolo De Lucia, docente nell’università di Genova, è l’autore di un pregevole saggio, La via verticale, edito dalla romana Aracne.

Studioso e interprete sagace della più che mai attuale lezione dell’italianissimo Giambattista Vico, De Lucia è coerentemente impegnato a ristabilire “la stretta connessione che sussiste tra il processo di civilizzazione dell’umanità e l’affermazione dei culti religiosi, della sepoltura dei morti e del matrimonio come atto cerimoniale, rituale, giuridico e sociale“.

Giusta la lezione vichiana, la civiltà umana, separata dalla religione, radice e alimento della convivenza ordinata, scende nella via del crepuscolo ed “è destinata a rovesciarsi nel suo contrario, la barbarie“.

Di qui il rigetto dell’infondato ottimismo, in circolazione nei timidi e confusi pensieri dei cattolici modernizzanti e la formulazione di un severo giudizio sulla civiltà laicista, “protesa alla folclorizzazione delle forme del sacro e del santo … all’insegna di uno spontaneismo individualistico nel quale è difficile non riconoscere i segni di una accelerata regressione alla condizione animale”.

La prima parte del teso di De Lucia è dedicata pertanto alle quattro eclissi prodotte dalla rivoluzione laicista: il tramonto religioso della religione, la morte della patria, la metamorfosi della famiglia, la degradazione del lavoro.

Opportunamente De Lucia attribuisce la causa del tramonto religioso (neognostico) della fede in Dio alle opere di autori in guerra contro le verità di ragione. Sono citati Hans Jonas, secondo il quale”dopo Auschwitz siamo obbligati a pensare ad un Dio depotenziato, ridotto a due dei tre attributi che la Tradizione gli conferisce: o buono e onnipotente, ma non comprensibile, o buono e comprensibile ma non onnipotente, o comprensibile e onnipotente ma non buono” e Sergio Quinzio “dalla cui meditazione emergono i lineamenti di un Dio sconfitto, inadempiente alle sue promesse perché impossibilitato ad ammetterle“.

Una critica impietosa è indirizzata al mondo globalizzato, massa di individui smemorati e senza radici. De Lucia sfida il buonismo e osa aggredire la mitologia intorno a quell’american way of life, il dolce mito che ha sedotto la falsa e perdente destra italiana, scrivendo: “onestà intellettuale obbliga a riconoscere che dal fenomeno dell’americanismo globale, è derivato un mondo di scarsa consistenza e di scarso valore: il mondo-spazzatura… il mondo degli uomini e delle donne che abitano il mondo dell’americanismo globale merita di essere qualificato come mondo-spazzatura, in ragione del fatto che si tratta di uomini e donne i quali hanno smarrito persino la memoria della Tradizione“.

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