Ostuni e il Crocifisso

«Cristo, pensoso palpito / Astro incarnato nell’umane tenebre, / Fratello che t’immoli / Perennemente per riedificare / Umanamente l’uomo / Santo, Santo che soffri, / Maestro e fratello e Dio ci sai deboli / Santo, Santo che soffri / Per liberare dalla morte i morti / E sorreggere noi infelici vivi…»
(Giuseppe Ungaretti)

La notizia è di poco fa. A Ostuni, nel brindisino, via il crocifisso dall’aula consiliare. Il sindaco di centrosinistra Domenico Tanzarella e dodici esponenti tra maggioranza e opposizione hanno votato a favore dell’emendamento che prevedeva l’esclusione del simbolo religioso. Ad esprimersi contro l’esposizione del crocifisso anche Fabrizio Putignano, dell’Udc.

Due domande ed una riflessione.
Prima domanda: «Dov’è finito Gesù Cristo?». Sì, Gesù Cristo, non il crocifisso. Lui in persona.
Per la verità la domanda, ad essere precisi, dovrebbe essere formulata in altro modo: Gesù Cristo c’è, è presente qui ed ora. Dove lo stiamo cacciando, dove l’abbiamo cacciato NOI?
Mi spiego con qualche esempio, questa volta riferito ai crocifissi e dunque alla Presenza (sempre più spesso volutamente occultata, perché evidentemente “scomoda”) che essi vorrebbero/dovrebbero rappresentare.
Qualche esempio, dicevo.
Penso alla mia carriera ultra ventennale di insegnante e me ne vengono in mente almeno tre, di esempi.
Il primo. Entro in una classe, i primi giorni di scuola, e poiché non trovavo delle fotocopie preparate per gli studenti e lasciate sopra la cattedra il giorno precedente, le cerco prima nel cassetto e poi dentro l’armadio. Lo apro e vedo qualcosa di analogo agli effetti devastanti di un terremoto. Peggio della camera dei miei figli adolescenti. Libri (qualcuno anche dell’anno prima), quotidiani vecchi di mesi, fogli stropicciati, bicchieri di plastica, quaderni dimenticati…
Mi faccio strada con le mani alla ricerca – vana – delle mie fotocopie e, tra un quadernone e un libro di matematica, spunta… un crocifisso. Il crocifisso che, tolto da non si sa chi dalla parete su cui si trovava, era finito, non si sa quando, sotto un cumulo di altri oggetti. “Cosa” (dimenticata), tra altre cose, dimenticate pure loro. O considerate inutili, che è peggio.
Se ne stava lì buono, Lui (lettera maiuscola). In effetti – pensavo, tenendolo tra le mani – è sempre “lì buono”, Gesù Cristo, rispettoso della nostra libertà di esseri umani di dire il nostro “sì” o il nostro “no”. Aspetta pazientissimo ed è discreto, perché, siccome non si può amare niente per forza, desidera che lo amiamo volentieri e senza costrizione, senza subirlo.
Confesso che ho provato un po’ di tristezza, quel giorno. E dolore.

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