Padre Cervellera: “ll conflitto siriano ha già ripercussioni internazionali”

Intervista a Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asianews esperto della realtà religiosa in medio ed estremo Oriente che parla di Siria, dei cristiani e la Primavera Araba e della situazione cinese

La guerra ad Aleppo

Luca Rolandi

Qual è la situazionedella popolazione in Siria?

Le notizie da Aleppo sono molto critiche. E’ in atto una guerra civile. Di fatto c’è uno scontro armato, tra ribelli e l’esercito di Assad. La gente sta cercando di fuggire, da Aleppo come da Homs. E chi rimane ha molte difficoltà perché mancano ormai i beni di prima necessità: acqua e pane. Moltissimi sono fuggiti e hanno davanti a loro un futuro davvero tragico perché in Libano, Turchia e Giordania, dove si recano i siriani, non ci sono campi profughi. Vengono quindi alloggiati in luoghi di fortuna.  Il problema è che il conflitto siriano sembra sfuggire ai protagonisti in loco, perché la Siria si trova in un dedalo di alleanze e intrecci molto pericolosi. La comunità internazionale è contro il regime di Assad perché alleato con l’Iran. La Turchia è contro la Siria perchè appoggia i curdi. L’Arabia Saudita e il Qatar sono implicate nel conflitto in quanto hanno nel mirino l’Iran amico Assad. Sul territorio siriano si stanno combattendo una serie di guerre e tutto questo rende complicato trovare una soluzione in tempi brevi. A questo punto sono i siriani a non avere più voce perché la guerra è diventata internazionale. Questo è un problema anche per la Chiesa che ha chiesto in passato un dialogo intersiriano e si trova in una posizione difficile, tra l’incudine e il martello. Da una parte non può appoggiare Assad, anche se il dittatore siriano ha garantito una certa libertà di culto e religiosa per le minoranze e la mancanza di violenze per tanti anni, ma non ha garantito i diritti umani per la popolazione, dall’altra parte ha il timore di schierarsi con i ribelli perché tra essi vi sono fondamentalisti e gruppi legati ai fratelli musulmani e ad Al Queda che mettono una grande ipoteca sulla libertà religiosa del paese.

Ad un anno dalla “Primavera araba”, i cristiani sono tornati a farsi sentire nella società?

Le rivoluzioni arabe sono state importanti per i cristiani che hanno alzato la testa, dopo anni di anonimato e di irrilevanza nella società.  Prima si accontentavano di un minimo di libertà e della vita nel loro ghetto, limitandosi alla vita sociale e lavorativa e potendo esprimere il loro culto. Adesso i cristiani si stanno interessando di più ai problemi sociali, combattono per l’allargamento dei diritti individuali, di libertà e opinione, per le donne  e per tutti.

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