Pakistan, cristiani “fuori dal guscio” – Vatican Insider

L’arcivescovo di Lahore, Sebasian Shaw, promuove un cambio di paradigma: autostima, non auto-ghettizzazione.

Paolo Affatato
Roma

Ne lamentele, né vittimismo. Piuttosto autostima e sano realismo. Se non è una sorta di “christian pride”, l’orgoglio cristiano in un paese a larga maggioranza islamica, segnato da violenza e persecuzioni sui non musulmani, poco ci manca. È la consapevolezza di essere, pur come minoranze religiose, parte attiva e preziosa della nazione. E di proclamarlo senza violenza, con la pacifica convinzione della verità. “I cristiani in Pakistan sono chiamati a uscire dal guscio e superare il complesso di essere una minoranza”. Senza ideologia, ma testimoniando il Vangelo “sine glossa”.

Nella sua mitezza e nella spontaneità che trasmette il suo sorriso, il francescano Sebastian Shaw, 55enne arcivescovo di Lahore, mostra una forza d’animo non comune. Già Vescovo ausiliare e poi amministratore apostolico della diocesi più importante del Pakistan, papa Francesco l’ha confermato come leader cattolico del Punjab e ieri gli ha conferito il pallio in San Pietro. Shaw ha ereditato la guida della Chiesa locale in una fase difficile, mentre un dissesto finanziario aveva messo in crisi la Diocesi e il vescovo si ritrovava impegnato più nei tribunali che nelle parrocchie. Il popolo cattolico, poi, appariva piuttosto sfiduciato. Shaw si è rimboccato le maniche e ha iniziato pazientemente a ricucire il tessuto pastorale, i rapporti con le istituzioni, il dialogo con i leader islamici.

 

Il Francescano è l’undicesimo vescovo di Lahore. Il vicariato del Punjab fu creato dai missionari cappuccini italiani nel 1880. Nel settembre 1886, eretta la diocesi di Lahore, furono poi i cappuccini belgi a portare avanti l’evangelizzazione. Il primo vescovo pakistano, Armando Trindade, è stato nominato nel 1975. La crescita della Chiesa locale è stata costante: nel 1950 c’erano due sacerdoti e 78mila cattolici. Oggi l’arcidiocesi ha 70 preti, 300 catechisti laici, circa 570mila fedeli, e va a ritmo di oltre 6mila battesimi l’anno.

 

L’approccio alla realtà pakistana, segnata da discriminazioni verso i cristiani (il 2% della popolazione) che a volte degenerano in persecuzioni, è sempre costruttivo. Shaw può dire con libertà interiore che “la Corte suprema ha fatto un passo positivo, ordinando di istituire il Consiglio nazionale per le minoranze, e deplorando il clima di intolleranza che si registra nel paese”. D’altro canto, nei giorni scorsi, Shaw ha guidato senza esitare una marcia di protesta contro il governo del Punjab, reo di non voler restituire alla Chiesa locale l’Istituto scolastico di San Francesco a Lahore, costruito dai missionari nel 1872 e poi nazionalizzato. “L’edificio non è rientrato tra le proprietà restituite alla Chiesa nel 2004 perché su quella scuola c’è la mano oscura della criminalità e della speculazione edilizia”, denuncia in un colloquio con Vatican Insider.

 

“I cristiani – ricorda Shaw – hanno dato un contributo decisivo alla nascita e allo sviluppo della nazione pakistana. Esistono esempi luminosi come il giudice cristiano Alvin Robert Cornelius, che ha contribuito all’istituzione del sistema giuridico nel Paese, come collaboratore del fondatore del Pakistan, Ali Jinnah. O chi non ricorda il capitano Cecil Chaudhry, che tutta la nazione saluta come patriota ed eroe nazionale? Né possiamo dimenticare Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico delle minoranze ucciso nel 2011: un martire per noi cristiani, personalità ampiamente stimata e riconosciuta nell’intera società”. Da qui, secondo il vescovo, bisogna ripartire per superare “la cultura dell’auto-compatimento e dell’auto-ghettizzazione”, verso cui spesso scivolano i fedeli pakistani.

 

Shaw non nega che “discriminazione e sofferenza per i cristiani esistono”. Ma, secondo lui, l’atteggiamento giusto per i fedeli non è il vittimismo: “Bisogna invece aumentare l’autostima, la consapevolezza di essere, pur come minoranza, preziosi per la nazione”. “Nelle nostre scuole – spiega il Vescovo – formiamo l’uomo, il cittadino, il cristiano. Insegniamo a non guardare l’altro tramite la lente del pregiudizio religioso. Promuoviamo lo sviluppo della persona nella sua globalità, nella consapevolezza dei diritti e della sua dignità inalienabile, che nessuno, nemmeno la persecuzione, potrà strappargli”. È un approccio, questo, che fa presa anche sui musulmani, che sono il 90% degli allievi. “L’opera per cambiare mentalità, per combattere intolleranza, odio e discriminazione –prosegue – inizia nelle famiglie. Ai nostri amici musulmani spieghiamo: se in casa insegnate ai vostri figli valori come pace, tolleranza, dialogo, rispetto, libertà da odio e pregiudizio, allora a beneficiarne saranno, prima di tutto, le vostre stesse famiglie. Poi la società tutta”.

 

I problemi e le sfide non mancano: il terrorismo e l’estremismo religioso dei gruppi talebani fanno paura. Le minoranze religiose sono nel mirino, accanto a musulmani moderati, intellettuali illuminati, difensori dei diritti umani. In questa situazione, un nuovo fenomeno si fa strada: l’emorragia di molti cristiani e indù che, per uscire dalla cappa del terrore, preferiscono lasciare il Pakistan e cercare asilo in altri paesi dell’Asia del sud (come India e Sri Lanka) o in nazioni occidentali. “Viviamo una fase di transizione democratica molto delicata. Il governo ha il suo bel da fare nell’affrontare queste sfide. Contro il terrorismo, il Paese ha bisogno di unità e le minoranze religiose sono pronte a fare la loro parte”, dice Shaw. Altro tasto sensibile è quello della controversa “legge di blasfemia” che, ricorda il Vescovo, “usata in modo strumentale, colpisce, oltre alle minoranze religiose, molti musulmani”. È tuttora irrisolto il caso-simbolo della cattolica Asia Bibi, condannata alla pena capitale e in attesa del processo di appello. “Sappiamo che è una donna innocente e preghiamo costantemente per lei. Sono certo che un bel giorno ci sveglieremo con la notizia che è stata rilasciata e che il suo calvario è finito. Speriamo avvenga al più presto”, aggiunge.

Ieri l’Arcivescovo, uno dei più giovani, ha ricevuto il pallio da papa Francesco. A lui ha manifestato l’affetto del popolo pakistano: “Papa Francesco è amato da tutti, anche dai musulmani. È apprezzato per lo spirito di prossimità che esprime verso ogni uomo. È un uomo di dialogo che crede nella forza della preghiera. Gli chiediamo di pregare per il Pakistan”. Nell’ultimo anno Bergoglio ha contribuito a rinnovare il volto della Chiesa locale, nominando un nuovo Arcivescovo a Lahore, un nuovo Vescovo a Faisalabad (Joseph Arshad), un Amministratore apostolico a Multan (Benny Travas). Per Shaw questo può essere “l’inizio di una nuova primavera”.

Fonte: Pakistan, cristiani “fuori dal guscio” – Vatican Insider.

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