Pakistan: Rimsha non tornerà mai più a casa

Sintesi: ieri la notizia che la bimba stava per essere scagionata, oggi il posticipo dell’udienza a causa di un nuovo referto medico presentato dall’accusa. Comunque sia, Rimsha e la sua famiglia non potranno tornare alla loro casa senza rischiare le loro vite.

Il caso di Rimsha in Pakistan, la bimba cristiana di 11 anni affetta da sindrome di down arrestata con l’assurda accusa di blasfemia, si presenta ricco di colpi di scena. Ieri la notizia che la bimba stava per essere scagionata, accompagnata dall’inquietante affermazione del suo legale che si diceva convinto del fatto che Rimsha non sarebbe più potuta tornare a casa sua per via delle minacce dei musulmani più radicali della zona
(nota: la bambina nella foto non è Rimsha).

Solo ieri Tahir Naveed Chaudhry, l’avvocato della piccola Rimsha, dichiarava a Open Doors News di essere fiducioso che in settimana la bambina sarebbe stata rilasciata su cauzione. Tuttavia il governo, che si era interessato al caso probabilmente in virtù dell’attenzione internazionale che esso aveva suscitato, sembrava propenso a chiedere al tribunale di tenere in custodia la bambina finché le tensioni nella zona (un sobborgo di Islamabad, capitale del Pakistan) non si fossero attenuate. Naveed ha dichiarato più volte che molto probabilmente le accuse alla piccola sono state mosse in parte come vendetta nei confronti della sorella più grande, la quale avrebbe rifiutato alcune avances ricevute da un parente del proprietario della casa dove viveva Rimsha

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