Palermo, caso gay. «No a valori avariati» | Cronaca | www.avvenire.it

«Che città stiamo consegnando alle nuove generazioni?». Lo chiede all’intera città di Palermo, amministratori in testa, il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo del capoluogo siciliano, in occasione della festa di Santa Rosalia, patrona di Palermo. Una domanda che suona particolarmente grave nel giorno del Festino (così si chiamano le manifestazioni religiose e civili in onore della patrona) che il Comune ha voluto dedicare ai bambini e ai giovani, a chi costruisce il futuro ogni giorno.

«La nostra Palermo vive ogni giorno la fatica di un presente provato da grandi e gravi bisogni sociali – afferma il cardinale Romeo -. Al mio cuore di padre e di pastore sono presenti come una spina i tanti drammi dei senzatetto, le difficoltà di reinserimento degli ex detenuti, le emarginazioni vissute da tanti immigrati, il numero crescente di quanti perdono il lavoro per la chiusura di tante attività e imprese». «Come possiamo oggi suggerire a due giovani di metter su famiglia? Di dare più stabilmente un contributo alla crescita della società? La speranza per tanti giovani dovrà sempre essere legata a sistemi clientelari che inquinano sia la politica che la società? O ci si dovrà sempre accontentare del precariato?», si chiede con vigore in piazza Marina, durante il discorso alla città.

L’urna argentea contenente le ossa di Santa Rosalia, che nel 1624 liberarono Palermo da un’epidemia di peste, sfila per le strade del centro storico, le stesse da cui domenica sera è passato il carro “profano” con la statua di Rosalia, dalla Cattedrale al mare, in un lungo percorso di liberazione dalle pesti di oggi. Una manifestazione laica, innestata nella devozione religiosa, che però ha suscitato parecchie polemiche. Proprio durante lo spettacolo di musica e poesia sul sagrato della Cattedrale, sono state proiettate alcune immagini con chiari riferimenti all’amore gay. Nessuno aveva visto queste immagini prima, né al Comune né in Curia. Imbarazzo e malumori, che hanno trovato libero sfogo su Facebook tra singoli sacerdoti e associazioni di laici.

Tra i più decisi don Fabrizio Moscato, segretario del cardinale Paolo Romeo, che, parlando a titolo personale, ha scritto un post che ha ricevuto nel corso della giornata circa duecento commenti. «Vergogna! Stiamo toccando il fondo! L’ideologia omosessualista proiettata sul nobile portico meridionale della Cattedrale di Palermo in occasione del Festino della Patrona Rosalia! I simboli del gay pride e delle unioni omosessuali accostati ad un neonato», scrive don Moscato. Accuse a cui il Comune replica con garbo. «Nessuna provocazione. Era un video sull’amore e sui diritti – dice l’assessore comunale alla Cultura, Francesco Giambrone –. Il video è stato proiettato sulla Cattedrale semplicemente perché era l’unico luogo su cui si potevano fare proiezioni. Bisogna anche guardare la complessità di quelle immagini. È stata raccontata la città e il percorso che la città sta facendo e che testimonia la grande devozione per Santa Rosalia, il grande amore per don Pino Puglisi, che era e resta sul carro». Una posizione ribadita anche dal sindaco Leoluca Orlando: «Il brano letto alla Cattedrale, trenta minuti di testi musicali e poetici che esortavano verso l’amore e l’attenzione per il prossimo, è stato accompagnato da circa seimila immagini, da cui non è giusto estrapolarne una sola».

L’arcivescovo Romeo non ha voluto polemizzare, ma proprio sabato nel corso della Messa all’interno del municipio aveva chiesto a chi ha responsabilità politiche e amministrative di avere presente «una corretta scala di valori che guardi alla verità dell’uomo e alla costruzione del futuro della comunità – dice -. Ci sono valori, come quelli della vita e della famiglia, istituzione naturale basata sull’amore fecondo fra un uomo e una donna, che vanno chiaramente affermati e coerentemente sostenuti, e sui quali non sono ammesse confusioni, perché la verità appare in tutta la sua luminosa nitidezza».

Preciso riferimento alla recente approvazione del registro delle unioni civili in Comune e al pride nazionale che si è svolto a Palermo qualche settimana fa. E ieri, durante il discorso alla città, ha aggiunto: «Chi, argomentando seriamente e serenamente, vuole affermare principi e valori validi perché inscritti nella realtà della natura umana e nel progetto di un autentico sviluppo integrale dei singoli e della comunità da costruire, viene spesso tacciato di arretratezza culturale, di irrispettosa inciviltà, di fobica discriminazione da punire persino con provvedimenti legislativi che minacciano la libertà di espressione. No! Così non si va molto lontano. Anzi, si segna la via per una convivenza che – secondo una bella espressione di Papa Francesco – lascia alle nuove generazioni “valori avariati”».

 

Alessandra Turrisi

Fonte: Palermo, caso gay. «No a valori avariati» | Cronaca | www.avvenire.it.

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