Papa Francesco, le accuse al suo passato non tengono | UCCR

La Chiesa cattolica ha di nuovo un Papa, il suo nome è Jorge Mario Bergoglio. Ancora vivo e dolce il ricordo di Benedetto XVI, sentiamo già di amare anche papa Francesco, nome che ha voluto scegliere e che sembra rispecchiare perfettamente il suo temperamento semplice e umile.

Lasciamo ad altri siti web e testate giornalistiche, certamente molto più capaci di noi, il compito di approfondire la sua figura e l’importanza di questa scelta, noi siamo più portati a rivolgerci agli avversari della Chiesa e a tutti coloro che trovano significativo avere del materiale utile per rispondere alle eterne accuse rivolte al mondo cattolico.

LE ACCUSE
L’aspetto che ci interessa affrontare (e su cui dovremo tornarci più volte) sono le accuse che sono state già rivolte a papa Francesco.  Arrivano da parte di un ex guerrigliere marxista, il giornalista Horacio Verbitsky, che nel libro L’Isola del silenzio (2006) e in alcuni articoli ha parlato di un comportamento controverso di Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, ovvero durante il periodo di dittatura in Argentina. Durante quegli anni, effettivamente, parte della chiesa argentina non è riuscita ad esprimere dure condanne verso il regime: alcuni parlano di complicità, altri -come vedremo- di semplice paura e cautela.

Il nome di Bergoglio emerge principalmente riguardo ad un fatto specifico: nel febbraio del 1976, un mese prima del golpe, Bergoglio a capo dei Gesuiti argentini –ed intenzionato a mantenere la non politicizzazione della Compagnia di Gesù- chiese a due gesuiti Orlando Yorio e Francisco Jalics, di lasciare la loro missione nelle favelas a causa dell’adesione esplicita alla ambigua Teologia della Liberazione, di chiaro stampo marxista. Al loro rifiuto, Bergoglio li espulse dall’ordine poi, sempre stando alla ricostruzione del giornalista, fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a officiare messa. Poco dopo il colpo di Stato, i due religiosi furono sequestrati, detenuti e torturati nella Scuola meccanica della Marina (Esma), simbolo delle violenze e delle torture contro i desaparecidos. Una volta liberati, dietro esplicite pressioni del Vaticano, uno di loro, Yorio, raccontò che quella espulsione dai gesuiti rappresentò una sorta di via libera per i golpisti (è poi morto per cause naturali). L’altro sacerdote, Jalics, ha invece buoni rapporti con Bergoglio. Il futuro Papa, dal canto suo, rispose alle accuse spiegando che il suo ordine di lasciare le baraccopoli, in realtà, era un espediente per metterli al sicuro.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Papa Francesco, le accuse al suo passato non tengono | UCCR.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Varie e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.