Papa Francesco riconosce il martirio di 95 sacerdoti e religiosi durante la Guerra Civile spagnola. E approva le virtù eroiche di quattro Servi di Dio

Mauro (al secolo Abel Angel Palazuelos Maruri) e 17 compagni, dell’ordine di San Benedetto; Juan de Jesùs (al secolo: Joan Vilaregut Ferrer) e 3 compagni, dell’ordine dei carmelitani scalzi; Pau Segalà Solé, sacerdote diocesano; Crisanto, Aquilino, Cipriano JosP e 63 compoagni dei Piccoli Fratelli di Maria; Aurelia (al secolo: Clementina Arambarri Fuente) e 3 compagne, suore professe delle Serve di Maria Ministre degli Infermi. Sono tutti martiri della fede. Tutti uccisi in Spagna tra il 1936 e il 1939, quando l’anticlericalismo – complice la vittoria del Fronte Popolare, una alleanza di socialisti, comunisti e antifascisti – si trasformò in persecuzione religiosa, che portò alla distruzione del 70 per cento delle chiese spagnole (nella foto, la chiesa e il convento di Belchité, distrutti durante la Guerra Civile) e all’uccisione di 10 mila persone. Questi nuovi beati si aggiungono ai 754 beatificati durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Quelli di ieri sono i primi martiri della guerra civile spagnola di cui Papa Francesco riconosce la morte “in odio alla fede”.

Il Papa ha promulgato poi i decreti delle virtù eroiche di altri quattro servi di Dio. Il primo della lista è Joao De Oliveira Matos Ferreira, portoghese, (1879-1962), Ausiliare di Guarda (Portogallo), Fondatore dell’Associazione “Liga dos Servos de Jesus”. La lega è una vasta famiglia spirituale formata da uomini, donne, persone sposate e non sposate, che vivono alla maniera dei primi cristiani. La notizia della proclamazione delle virtù eroiche del fondatore gli ha riempiti di gioia. “Nessuno di noi ha dubbi che don Joao è santo”, si legge sul blog della Liga.

Sono state dichiarate le virtù eroiche anche di Nicola Mazza (1790-1865), sacerdote diocesano, italiano, fondatore di istituti religiosi. Pensatore moderno, vicino allo sviluppo tecnico scientifico del suo tempo, fece parte dell’Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona, e fece parte del Consiglio comunale di Verona. Sentendosi coinvolto personalmente dalle miserie della società e vedendo i pericoli a cui erano esposte tante fanciulle disgraziate, povere, orfane od ignoranti; decise di accoglierle un po’ alla volta, secondo l’occasione, aiutato da alcune persone; con lo scopo di dar loro una difesa, un’istruzione e un lavoro. Così, cominciò nel 1828 un sistema simile a quello delle case famiglia, e diede nome al suo gruppo di aiutanti di “Pia Società Maestre Cooperatrici don Mazza”. Da questa Pia Società nacque il 12 giugno 1958, l’attuale Congregazione con il titolo di “Istituto della Carità del Sacro Cuore di Gesù”. Poi si attivò per permettere ai giovani più poveri di raggiungere gli studi più alti, e aprì nel 1833 un Istituto maschile e nel 1839 una casa a Padova per quelli che volevano frequentare l’Università. Fra quanti hanno frequentato le sue opere, figure come il bresciano beato Giuseppe Tovini, il servo di Dio Daniele Comboni, Luigi Giacomelli, fondatori di Istituti.

Giulia Crostarosa era il nome secolare di Maria Celeste (1696-1755), fondatrice dell’ordine delle Suore del Santissimo Redentore. Considerata una delle più grandi mistiche del Settecento italiano, il 25 aprile 1725, ancora novizia, riceve la prima rivelazione che per mezzo suo il Signore avrebbe posto nel mondo un nuovo Istituto e le cui Regole erano contenute nella vita del Salvatore, “come un libro aperto”.  In un’altra visione, Gesù le rivela l’abito del nuovo Istituto e le preannuncia le sofferenze che l’opera comporterà. Per ubbidienza alla maestra delle novizie, redige il testo delle regole, così come il Signore, in forma interiore le dettava, nel contempo pratica un rigoroso digiuno a pane ed acqua; dopo un certo tempo un consiglio di teologi napoletani, sollecitati dal padre Falcoia, approva il testo delle regole, confermando l’ispirazione divina.  Ma poi lo stesso padre Falcoia maneggia la regola e impone a Maria Celeste di accettare le correzioni. Da Scala, dove aveva avuto le rivelazioni, Maria Celeste si ritira a Nocera Inferiore, e poi viene chiamata a Foggia a fondare un monastero con la nuova regola. Lì morì il 14 settembre 1755. La Causa per la sua beatificazione fu introdotta l’11 agosto 1901.

Il Papa ha anche decretato le virtù eroiche della Serva di Dio Teresa de San José (al secolo: Teresa Toda y Juncosa), spagnola,(1826-1898), Fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane Teresiane di San Giuseppe. Dopo la morte di suo marito Antonio Guasch Doménec, caduto in guerra combattendo tra i carlisti, si diede all’esercizio delle opere di carità ed ebbe l’idea di dare inizio a un nuovo istituto dedicato alla cura della gioventù abbandonata. Al progetto si associò sua figlia Teresa Guasch Toda, ed entrambe emisero i voti. Il 22 febbraio 1878, a Barcellona, le due – insieme ad altre due compagne – vestirono l’abito carmelitano, dando inizio alla Congregazione. Teresa Toda y Juncosa, in religione Teresa di San Giuseppe, fu la prima superiora generale delle Carmelitane Teresiane di San Giuseppe e sua figlia, Teresa del Cuore Immacolato di Maria, fu maestra delle novizie: nel 1898, alla morte della madre, la Guasch le succedette nel governo della famiglia religiosa e contribuì alla sua espansione.La congregazione ottenne il Pontificio decreto di lode e l’approvazione definitiva delle sue costituzioni il 10 aprile 1911.

Fonte: Papa Francesco riconosce il martirio di 95 sacerdoti e religiosi durante la Guerra Civile spagnola. E approva le virtù eroiche di quattro Servi di Dio.

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