PAPA/ Nell’”Infanzia di Gesù” tutte le ragioni del cristianesimo

mercoledì 9 gennaio 2013

Il Papa, col realismo di chi conosce il peso del tempo, ha voluto cominciare la pubblicazione della sua opera Gesù di Nazaret dai due volumi sulla vita pubblica di Gesù. Non era detto che potesse finire tutta l’opera, e allora, meglio centrare il tiro sull’essenziale: la vita di Gesù, la Sua pretesa divina, la Sua morte e Risurrezione. Qualcuno potrebbe dire: Perché mai premettere adesso un volume sull’infanzia? C’è qualcosa in gioco? Non ha offerto ormai Benedetto XVI il suo contributo all’esegesi e alla ragionevolezza della fede?

A queste domande possiamo rispondere decisamente: ci sono ancora cose in gioco nei racconti dell’infanzia di Gesù che meritavano un ulteriore contributo del Ratzinger teologo. Infatti, in linea di massima si poteva accettare quanto il Papa aveva detto nei due volumi precedenti riguardo all’interpretazione dei vangeli e della persona di Gesù, eppur ammettere un certo dubbio, condiviso da una parte dell’esegesi cattolica, in merito alla natura storica dei racconti dell’infanzia. Questi potrebbero essere inquadrati nel vago genere di “racconti teologici”, compresi come ricreazioni letterarie tese ad approfondire il mistero di Gesù. In questo ultimo volume, Benedetto XVI guarda in faccia questa obiezione. Per fare uno esempio, consideriamo come affronta la tradizione evangelica sulla verginità di Maria e le interpretazioni al riguardo in ambito esegetico.

Quello che ci è stato trasmesso nei vangeli, si domanda il Papa, “sul concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, è una realtà storica, un reale evento storico, oppure è una pia leggenda che, a modo suo, vuole esprimere ed interpretare il mistero di Gesù?” (63). Per affrontare l’argomento, Ratzinger passa in rassegna le obiezioni alla storicità di questi racconti, a cominciare dall’ipotesi che fa derivare la narrazione evangelica da idee archetipiche della storia delle religioni. Nel presentare queste idee e le narrazioni a loro legate, Benedetto XVI mostra la profonda differenza col racconto evangelico per concludere che non esiste un vero parallelismo in grado di sostenere l’ipotesi di una dipendenza letteraria.

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