Papaboys 3.0 – Intervista al Senatore Malan: ‘cosa rimarrà della famiglia?’

Famiglia= papà+mamma= figli

Famiglia= papà+mamma= figli.

Continua l’impegno dei Papaboys a favore della famiglia e la vita. L’intervista, in esclusiva al Senatore Lucio Malan, vuole ulteriormente fornire un contributo per rischiarare la confusione che orbita sulla questione della famiglia in Italia. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli “attacchi” all’istituto familiare, con decisioni arbitrarie di alcune amministrazioni locali. Senza confronto democratico il comune di Venezia e quello di Milano, hanno sostituito nei moduli scolastici le parole “papa-mamma”, con “genitore1- genitore2”. Le polemiche in ambedue i capoluoghi sono state abbastanza aspre. Soprattutto nella cittadina lagunare, dove sono state distribuite 46 fiabe omosessualiste da far leggere ai bambini. Ma ora diamo la parola al Senatore! Leggiamo ed ascoltiamo quanto ci dirà.

Gentile Senatore Lucio Malan,  da parte dei lettori e della redazione dei papaboys, La ringraziamo per la disponibilità mostrata a rispondere al’intervista. Ieri pomeriggio 11 Gennaio 2013 ndr,) a Piazza XII Apostoli, ha partecipato insieme ad altri esponenti politici,  responsabili di associazioni a sostegno della famiglia e numerosi cittadini, alla seconda manifestazione indetta da Manif Pour Tous Italia, per difendere i valori della famiglia naturale e del sesso biologico dei bambini. Ritiene che in Italia, paese tollerante e civilizzato, ci sia davvero necessità di approvare la legge omofobia per “garantire” “diritti e protezioni” al  mondo LGTB? Le fonti ufficiali dicono che l’Italia è uno dei paesi con più bassa incidenza di qualsivoglia episodio di intolleranza a danno di persone a comportamento omosessuale e simili. Vi sono omosessuali dichiarati in ruoli importantissimi in tanti settori della società. In realtà la protezione contro l’intolleranza è solo un pretesto per una manovra culturale e istituzionale contro la famiglia.  

Può spiegare ai nostri lettori, quali sono i principali obiettivi del DDL Scalfarotto? Il disegno di legge ha l’obiettivo dichiarato di punire chi istiga all’odio e alla violenza contro persone a comportamento omosessuale o transessuale, ma istigare all’odio e alla violenza è già da oggi reato chiunque sia la vittima. Poi c’è il punto problematico della “discriminazione”. Se una scuola di ispirazione religiosa non assume un insegnante perché gay discrimina? Se un sindaco non celebra un matrimonio tra due persone perché sono dello sesso discrimina? Se mi oppongo all’indottrinamento di mia figlia a scuola attraverso lezioni in cui si spiega che la famiglia è anche fatta da due uomini che usano una donna per produrre bambini e poi escluderla dalla cura dei bambini stessi, è discriminazione? Temo che secondo il ddl Scalfarotto queste cose siano ritenute discriminazione.  

Secondo il suo parere, quali sono  le “conseguenze” antropologiche a cui è esposta la società civile, con l’approvazione della legge omofobia? Una simile legge imporrebbe un pensiero unico in materia di sessualità, proprio a partire dai bambini, destinati ad essere indottrinati nelle scuole, persino in quella dell’infanzia. Per ogni favola o racconto con una famiglia “tradizionale”, ce ne dovrebbe essere uno su una “famiglia” con due mamme e uno con due papà e chissà quali altre stravaganze. Quanto agli adulti, saremmo sempre in pericolo di essere accusati di “discriminazione”, se solo non siamo abbastanza “aperti” al nuovo corso. Una dittatura culturale che non risparmierebbe neppure le confessioni religiose. Dire ciò che dice la Bibbia sull’omosessualità diventerebbe estremamente rischioso.

Secondo alcuni osservatori, l’approvazione del DDL omofobia è la chiave per aprire la porta ad altri temi sensibili come l’adozione dei bambini, l’utero in affitto e tanto altro.  Condivide la previsione annunciata dalle associazioni familiari? Non ho il minimo dubbio che sia così. Basta andarsi a leggere la Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere e le Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT approvate e diffuse dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento Pari Opportunità. Nonostante la legge sull’omofobia sia lontana dall’approvazione, lì c’è già tutto, con in più l’obbligo di non chiamare le cose con il loro nome. Nelle “linee guida” per esempio si impone di non parlare di “utero in affitto” ma di “gravidanza surrogata” e non di “adozione” perché – incredibile ! – il termine avallerebbe il “luogo comune” secondo il quale le coppie omosessuali sono sterili! Si vuole anche vietare di definire “tradizionale” la famiglia fatta da papà, mamma e i loro figli: “famiglia” e basta, vogliono che si dica, chiunque ne faccia parte. Ho già presentato interpellanze al presidente Enrico Letta su entrambi i documenti e ne ho già sollecitato le risposte. Si noti che si tratta di cose che la legge italiana proibisce, ma per la Presidenza del Consiglio va tutto bene. 

Perché i mezzi di comunicazione, e una certa parte politica foraggiata dalle lobby, non spiegano al grande pubblico –come avviene per tanti  altri temi sociali- , i pericoli nascosti dietro la legge omofobia? Addirittura non danno neppure notizia di come vanno i lavori sulla legge. Evidentemente sanno che più la gente ne sa e più è contraria. Puntano ad appriovare la legge di soppiatto, facendola passare per una cosa contro chi va in giro a picchiare i gay, che è doverosa eccetera e nascondono il vero contenuto. Qualche settimana fa la senatrice Capacchione, PD, come relatrice del provvedimento ha dato i pareri sugli emendamenti, dando parere favorevole a uno che introduce il matrimonio fra uomo e uomo e fra donna e donna. Ho fatto anche un comunicato stampa in merito, ne ho parlato in televisione, ma nessuno ha dato la notizia. Questo ci dice quanto sia affidabile l’informazione.

Nel suo profilo twitter, del 5 Gennaio ha chiesto al PD di chiarire  “chi” -in un momento in cui il lavoro e le condizioni familiari sono ai minimi storici-,  deve pagare gli 8 miliardi all’anno per l’approvazione delle unioni civili. Ha ricevuto risposta? Ovviamente no. Il calcolo di 8 miliardi è pienamente giustificato e non tiene conto dei probabili abusi. Se si dà la reversibilità della pensione anche a chi non si sposa o è dello stesso sesso, si banalizza una istituzione con il risultato che quasi tutti faranno “unioni” per passare la pensione a qualcuno, meglio se molto giovane, magari in cambio di contanti subito. La conseguenza più verosimile sarebbe la cancellazione della reversibilità per chiunque, che è l’unica vera tutela che oggi lo Stato dà alla famiglia, tranne deduzioni fiscali o assegni, molto bassi e destinati solo a bassi redditi. Un colpo materiale gravissimo alla famiglia.

Nel prossimo futuro avete intenzione di rafforzare le politiche familiari, per evitare la deriva  culturale verso cui inesorabilmente stiamo precipitando? La famiglia ha bisogno di tutele, sia per la difficile crisi economica, sia per la bassissima natalità. C’è invece chi vuole fare il contrario e dar luogo a un’Italia che vive di immigrazione e dove la famiglia è ignorata. Paradossalmente, in questa Italia, crescerebbe di molto il peso degli islamici che sugli omosessuali sono tutt’altro che tolleranti. Ma penso che il disegno sia semplicemente di distruggere la nostra società: la famiglia e il cristianesimo sono elementi fondamentali in essa, dunque sono nel mirino.

In merito al trattamento “mediatico” delle persone gay, l’UNAR, ha emanato un documento intitolato “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”. Leggendo le indicazioni, sembrano prove generali di dittatura contro ogni forma di dissenso. Può spiegare ai lettori, la pericolosità del manuale nei confronti della libertà di pensiero e di espressione garantiti dalla Costituzione? Come ho detto, contro questo obbrobrio ho presentato una interpellanza al presidente del consiglio Enrico Letta. Lo Stato pretende di imporre come parlare e come pensare, e addirittura di modificare il modo di comunicare delle “autorità ecclesiastiche”, c’è scritto nel documento. L’ideologia “gender”, prodotto dall’estremismo femminista americano, deve diventare ideologia di Stato: l’attrazione sessuale deve essere del tutto indipendente dal sesso di appartenenza, i figli non hanno nulla a che fare con la coppia uomo e donna, ma sono prodotti di cui qualunque tipo di coppia di può appropriare, il passaggio da un comportamento eterosessuale o uno omosessuale è visto sempre come positivo e liberatorio, mentre è vietato ipotizzare un percorso inverso, la convinzione che “un bambino ha bisogno di una figura maschile e di una femminile” è bollato come “luogo comune”. Secondo le “linee guida” è anche sbagliato che nelle trasmissioni televisive o radiofoniche si dia spazio anche a chi è contrario alle rivendicazioni degli omosessuali politicizzati. Insomma, una serie di mostruosità, dette e scritte a nome e a spese della Repubblica Italiana, che pure ha leggi che dicono ben altro!

Il pensiero unico investe con forza la struttura liquida della società immersa nel relativismo storico e culturale. Quale potrebbe essere la “medicina” per guarire dalla notte della ragione? Tornare ad avere rispetto per ciascuno, pensare con la propria testa e rifiutare con forza l’idea di uno Stato che insegni ai sudditi, non più cittadini, come pensare. Il secolo scorso questo tipo di Stato ha creato danni immensi.

Senatore, la ringraziamo per il tempo che ha voluto dedicarci.  Per concludere vuole lanciare un ulteriore appello a difesa della famiglia? Grazie a voi! La famiglia è un bene sociale importantissimo, uno dei punti di forza che ha sostenuto il nostro popolo anche nei momenti più bui. Per i credenti è anche un dono di Dio. Non buttiamola via per una moda ideologica e difendiamola contro tutti gli assalti. a cura di don Salvatore Lazzara

* Lucio Malan: Sono nato il 30 Luglio 1960 a Luserna San Giovanni, Val Pellice, in provincia di Torino. Anche se da anni la sede principale del mio lavoro è Roma, quella che è veramente casa mia – e dove torno quasi tutti i fine settimana – rimane sempre Luserna. Mio padre si chiamava Aldo, e fu falegname, operaio, camionista e impiegato in un’azienda siderurgica. Alpino, arruolato nel febbraio 1940, partecipa alle campagne di Francia e dei Balcani, dove lo coglie l’8 settembre. Il suo reparto combatte con gravi perdite contro i tedeschi, che alla fine fanno prigionieri i superstiti: deportato in Germania, rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale – cosa che gli avrebbe permesso di tornare in Italia. Verrà liberato dalle truppe americane nella primavera del 1945 dopo 19 mesi di prigionia in cui uno su dieci dei suoi compagni muore per le condizioni di lavoro e detenzione. Mia madre si chiama Enrica Benech Malan, già apprezzatissima (spero che non legga queste righe perché rifugge le lodi) insegnante elementare, impegnata nelle attività della Chiesa Valdese. Come mio padre, è stata più volte deputata al Sinodo Valdese. Grazie a loro ho imparato – tra le altre cose – che è meglio essere in pochi, criticati, ma nel giusto, che in tanti, lodati, ma nell’ignavia. Grazie a loro (e grazie a Dio!) sono cristiano e valdese, e con loro ho militato nel movimento di Testimonianza Evangelica Valdese che si impegnò per un risveglio spirituale e contro la politicizzazione della Chiesa. Ho due figli: Alexandra (23 anni, laureata di Psicologia, ora in specializzazione) e David (21 anni, dopo il liceo scientifico si è qualificato presso la Scuola Internazionale di Comics di Torino, sta autore di parecchi lavori di fumetti) – entrambi già campioni regionali di nuoto. Dal 2005 sono sposato con Maria, nata a Monreale, laureata in Lettere moderne.

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